Celebrata la veglia pasquale nella Cattedrale di Terni con la suggestiva liturgia, presieduta dal vescovo Giuseppe Piemontese, iniziata sotto i portici della chiesa con la benedizione del fuoco e l’accensione del cero pasquale, portato in processione lungo la navata centrale della cattedrale. E’ seguita la liturgia della parola con le letture dell’Antico Testamento e del Vangelo, quindi la liturgia battesimale con la benedizione dell’acqua del fonte battesimale, il rinnovo delle promesse battesimali e l’aspersione dell’assemblea. Presenti le comunità neocatecumenali di Sant’Antonio a Terni che hanno hanno rinnovano in maniera solenne di fronte al vescovo, il loro impegno battesimale e si rendono disponibili per la missione.
L’omelia del vescovo:
“La nostra presenza qui questa notte per cercare il Vivente, il Signore Gesù, incontrare il Risorto, che rinnova per noi il mistero pasquale di passione, morte e risurrezione. Anche noi siamo qui per fare, rivivere l’esperienza dei discepoli: lasciarci rivestire di Cristo, facendo memoria dei sacramenti pasquali: battesimo – Eucarestia.
Il viaggio spirituale dell’uomo e di ciascuno: dalla notte della creazione alla notte della risurrezione. Per ritrovare le radici: quando tutto ebbe inizio nella Creazione. Ciò che avviene nel segno e nel mistero di questa notte non è solo memoria, ma si ritrova negli accadimenti delle varie notti della storia, dell’umanità, della società, della città, della famiglia, della chiesa, di ogni persona. Se abbiamo occhi e intelletto possiamo riconoscere gli sguardi e i gesti di predilezione di Dio rivolti sull’umanità, nel cercare e abbracciare l’uomo ribelle, smarrito, traviato, in balia degli istinti malevoli. La visione e lo sguardo sulla storia e sull’umanità, riletti alla luce della Parola di Dio e della ricerca ostinata di Dio nei confronti dell’uomo, questa notte ci appaiono più chiari.
La stessa nostra esperienza personale, ad una più attenta considerazione ci appare fatta susseguirsi di notti e di luce: desiderio di crescita, di felicità, di successi cognitivi, intellettivi, ma anche di regressioni, traviamenti, peccato, incredulità, indifferenza. Questa notte, termine dell’impegnativo procedere della quaresima, paradigma della nostra esistenza di lotta, peccato e pentimento-conversione, risplende e trova nella Pasqua-Risurrezione del Signore la ripresa e il rinnovamento della nostra identità di uomini e donne, trasformati e trasfigurati.
Quest’anno, in parallela similitudine alla situazione vissuta dagli ebrei nell’esperienza dell’esodo nel deserto, siamo alle prese con i morsi velenosi non dei serpenti, ma della pandemia del Covid, che minaccia, contagia, ammala e uccide. Possiamo prendere maggiore consapevolezza della fragilità e caducità della nostra umanità.
La pandemia, quale ferita fisica e sociale, ci ha toccato nel corpo e negli affetti, nei sentimenti e nelle libertà, ci riporta alla consapevolezza dei limiti umani e al ridimensionando delle nostre manie di onnipotenza. Il vaccino non è la soluzione; è solo un rimedio temporaneo che non guarirà un mondo che è gravemente malato dal punto di vista ecologico, morale, spirituale, sociale. Io credo che l’esperienza della pandemia possa essere visto come segno ed espressione di un’altra pandemia che è la pandemia dell’egoismo di singoli, di categorie e di popoli, dell’imperialismo di governi e nazioni sempre risorgente, della morale ferita, dell’ostilità a Dio, dell’incredulità, della miscredenza, della prevalenza della cattiveria umana.
Noi sappiamo che il Signore Risorto è più forte della morte, ha vinto la morte e tutto ciò che sa di morte, di ogni pandemia: virale, morale, sociale, politica, ateistica”.
L’augurio del vescovo alla conclusione dell’omelia è stato l’esortazione ad una rinnovata speranza: “Questa notte rinnoviamo la fede nel Signore Risorto. Rinnovati nel battesimo e con la forza della Parola e dell’Eucarestia vogliamo impegnarci a porre segni di risurrezione, di vita e di speranza”.