Alta tensione nel Partito Democratico alla vigilia del decisivo consiglio comunale di giovedì, ore 15,30.
Ieri sera nel corso di una riunione il sindaco Di Girolamo ha messo il partito con le spalle al muro ritenendo di confermare le sue dimissioni. Da quel momento si sono susseguiti una girandola di incontri e di telefonate, anche per tutta la giornata odierna che hanno rimesso in discussione la situazione, che resta di assoluta incertezza. Potrebbe accadere di tutto anche se prevale un certo pessimismo.
Infatti, a quanto siamo riusciti a capire, il gruppo consiliare del Partito Democratico avrebbe (ha) i numeri per approvare il dissesto finanziario, resterebbe sul campo il nodo politico. Una parte del partito ritiene difficile la coabitazione del sindaco con i commissari inviati dal ministero a gestire il dissesto finanziario, nonché controproducente.Addirittura le dimissioni del sindaco sarebbero il male minore.
C’è da dire, comunque, che anche un qualsiasi altro sindaco dovrà coabitare con i commissari per i prossimi 4/5 anni.
Altri riflettono che lasciare in queste condizioni sarebbe un suicidio politico che porgerebbe agli avversari, su un piatto d’argento, le chiavi di Palazzo Spada. Alle amministrative, infatti, il PD correrà da solo essendo impossibile qualsiasi tipo di alleanza e con i sondaggi che circolano la sconfitta, sia contro i 5 Stelle che contro il Centro destra, ammesso si raggiunga il ballottaggio, sarebbe certa.
Giovedì, dunque, dopo aver approvato il dissesto il sindaco potrebbe comunicare le sue dimissioni. Altra possibilità, un breve rinvio. Cioè giovedì si potrebbe approvare il dissesto, il sindaco si concederebbe altre 24 ore per decidere e le sue comunicazioni slitterebbero al consiglio comunale di venerdì. In attesa di prese di posizioni forti in suo favore, di tutto il PD, e non solo.
Se il sindaco Di Girolamo dovesse confermare le dimissioni si aprirebbe la porta a un commissario prefettizio che, insieme alla triade ministeriale, gestirebbe il Comune di Terni fino a nuove elezioni.
Infatti, in quel momento, tutto passerebbe nelle mani del presidente del consiglio comunale Giuseppe Mascio il quale deve firmare il decreto di scioglimento del consiglio. Se lo fa entro il 25 febbraio si potrebbe andare a votare anche a maggio, giugno. Se, invece, la firma dovesse arrivare dopo il 25 febbraio si andrebbe a votare nel 2019.
Poche ore e sapremo.