Il sindaco di Terni Leopoldo Di Girolamo si è dimesso. Ne ha dato notizia lo stesso primo cittadino durante una conferenza stampa convocata nel pomeriggio nel suo studio a Palazzo Spada.
Alla fine dimissioni sono state come del resto Di Girolamo aveva detto più volte. Una volta completato il percorso sul piano di riequilibrio finanziario dell’Ente, si sarebbe dimesso. Appena avuta la conferma formale che il piano era stato bocciato dalle sezioni riunite della Corte Conti, conferma avuta oggi pomeriggio, il sindaco ha rassegnato le dimissioni. Ora il consiglio comunale , che verrà convocato probabilmente la prossima settimana, dal presidente, Giuseppe Mascio, dovrà votare lo stato di dissesto. Contemporaneamente si apre una nuova fase politica. Il sindaco ha a disposizione 20 giorni per confermare o ritirare le dimissioni. La questione è puramente politica. Il sindaco ha ancora dalla sua parte il Partito Democratico e una maggioranza con cui affrontare la parte finale della legislatura? Non sfugge a nessuno che è questo il cuore del problema. Viste le divisioni interne al PD è anche probabile che si decida per un cupio dissolvi generale. Un suicidio politico mai visto prima che porterebbe il centro sinistra a una sicura sconfitta di dimensioni storiche. Ma, per l’appunto, questo sarà il tema dei prossimi 20 giorni.
L’oggi è rappresentato dalla difesa appassionata del suo operato da parte del sindaco.
“Abbiamo cercato di portare avanti i progetti messi in campo e in parte si sono concretizzati, ne cito alcuni: il completamento dei varchi elettronici che regolano l’accesso alla ZTL ; la risistemazione e la riapertura di Palazzo Gelasi a Collescipoli, sede prestigiosa per l’università telematica Pegaso; l’apertura del parco sensoriale alle Grazie; l’apertura della passerella ciclopedonale che collega la stazione ferroviaria con viale Ettore Proietti Divi, una nuova porta della città. Inoltre l’avvio operativo del lavoro di cura, manutenzione e decoro della città che era uno degli obbiettivi prioritari che ci eravamo dati”.
“Molte cose importanti sono in corso di attivazione come la posa della Banda Larga; la firma presso il ministero dello sviluppo economico del piano del piano di riconversione e riqualificazione industriale inerente l’area di crisi industriale complessa, così come l’avvio operativo del piano delle periferie”.
“Non credo, quindi – ha aggiunto Di Girolamo – che siamo stati immobili”.
SUL DISSESTO
“Il nostro debito è di 14 milioni 600 mila euro, meno di quello che avevamo scritto nella prima versione: In proporzione al Bilancio è il più piccolo fra tutti i comuni dissestati che in massima parte superano il 100% del proprio Bilancio. Anche rispetto a quei Comuni il cui piano è stato giudicato realizzabile , il nostro ha una quota di debito assolutamente più bassa, inferiore al 20%. Voglio ulteriormente ribadire inoltre che l’adozione del Piano di riequilibrio come strumento per risanare finanziariamente l’ente e ridefinire il perimetro della spesa pubblica del Comune per renderla compatibile con le entrate effettive e coerente con il contesto economico e finanziario del Paese, è stato un atto di responsabilità e chiarezza verso i cittadini fatto nel loro interesse proprio per evitare il quadro che oggi dobbiamo affrontare proprio per la dichiarazione di dissesto. Per ultimo – ha detto ancora il sindaco – le difficoltà finanziarie attuali sono figlie di un percorso amministrativo che si è sedimentato a partire dagli anni 90 e che è entrato in crisi irreversibile con l’attuazione delle nuove regole del cosiddetto Bilancio armonizzato. Quindi è spettato a me e alla mia giunta proprio perché quelle norme sono entrate in vigore nel 2015, farsene carico e noi lo abbiamo fatto responsabilmente. Questa decisione della Corte dei Conti chiude, purtroppo in maniera negativa, quel percorso che noi avevamo intrapreso e coerentemente con quello che avevo detto pubblicamente più volte, avendo avuto oggi la ricevuta del dispositivo della deliberazione delle sezioni riunite della Corte dei Conti che rigetta il ricorso del Comune di Terni, ho trasmesso al Presidente del consiglio,la lettera con la quale comunicavo le mie dimissioni da sindaco”.
“Nessuno è aggrappato alle poltrone – ha detto il sindaco – ma se sono qui seduto è perché lo hanno deciso i cittadini ternani eleggendomi una prima volta nel 2009 e rieleggendomi nel 2014. E’ anche una stagione drammatica dei sindaci con un quinto di loro che hanno procedimenti penali in corso senza dire delle tante iniziative della magistratura contabile. Tutto ciò sta determinando degli effetti che non abbiamo mai visto prima: comuni che non vanno al voto perché manca il candidato a sindaco, sindaci che si dimettono durante il mandato, sindaci che non si ripresentano per ottenere il secondo mandato o che non vengono confermati dopo una mandato positivo amministrativo e politico. Oggi fare il sindaco – sostengono in molti – è una cosa da pazzi”.
“Io mi sono messo a disposizione del partito e del centro sinistra sottolineando che sarebbe stato utile e opportuno un ricambio generazionale. L’ho fatto avendo in mente solo l’interesse pubblico, né vantaggi personali, politici o di altro genere”.
Quanto ai benefici personali “voglio far presente che il sottoscritto ha rinunciato a somme rilevanti , 600 mila euro solo per i 4 anni da senatore. Sono anche stato il primo contribuente dei DS prima e del PD poi, a livello regionale e il secondo a livello nazionale. Dal settembre 2011 ricordo che il sottoscritto ha scelto volontariamente di non prendere emolumenti , per legge dovuti al sindaco, e in questi anni il comune di Terni ha potuto beneficiare di oltre 300 mila euro”.
E poi tutto il resto a cominciare dalle vicende giudiziarie “che mi hanno interessato e anche provato nel profondo, essendo ormai il sindaco diventato un parafulmine di quello che accade, dagli omicidi agli stupri”.
IL CONSIGLIO COMUNALE NON E’ UNO STADIO – SALUTI FASCISTI
“Vorrei ricordare – ha sottolineato Di Girolamo – che il consiglio comunale che è la casa della città , non è uno stadio dove ci sono i tifosi che si azzuffano, che si urlano insulti, si applaude secondo chi parla, si alzano cartelli, soprattutto si protendono mani con il saluto fascista che io spero, anche altri, condannino fermamente. Sono cose che io non accetto.
NON MI FACCIO DETTARE QUELLO CHE DEVO FARE
Con orgoglio il sindaco Di Girolamo ha poi affermato: “Non mi faccio dettare quello che devo fare né da chi fa la chiamata alle armi alla gente per cacciare qualcuno che è stato democraticamente eletto in questo ruolo, o che infuoca la piazza, né da chi ha fatto della violenza verbale la propria cifra politica, esercitando la propria funzione in modo sguaiato e facinoroso”.