“La situazione del commercio a Terni è estremamente critica anche perché risente dell’emergenza sanitaria, del lockdown, delle restrizioni che, imposte, hanno determinato chiusure più o meno lunghe e una ripresa difficoltosa. Teniamo conto che questa crisi dovuta all’emergenza sanitaria è andata a inserirsi in una situazione particolarmente compromessa in un territorio che ha visto impoverire la capacità di spesa delle famiglie.”
Ad affermarlo è il Presidente di Terni della Confcommercio Stefano Lupi.
“Molte attività, anche storiche – sottolinea il presidente Lupi – hanno gettato la spugna e lo vediamo, passeggiando per la nostra città, con vetrine chiuse e insegne storiche che si sono arrese sotto i colpi, da una lato di una crisi strutturale, dall’altro di una crisi sanitaria che ha indotto molti imprenditori e molti commercianti a desistere. E questo è motivo di profondo dolore.”
Sono molti i posti di lavoro persi (al momento non c’è una stima precisa) e le più colpite sono le donne. Nel terziario, infatti è preponderante la posizione delle donne. “Una emorragia dei posti di lavoro silenti” afferma il presidente di Confcommercio.
Come superare questa grave crisi? “Serve una politica organica di sistema – sostiene Lupi – nelle programmazione e nella definizione di un orizzonte economico della nostra città, un’analisi volta a capire come mantenere il tessuto produttivo generale della nostra città. Parlare esclusivamente del commercio porta fuori binario. Ci dobbiamo preoccupare di garantire, da un lato l’esistente in termini produttivi e dall’altro creare le condizioni per investire sul nuovo, sempre dal punto di vista produttivo, perché senza le attività primarie, senza la manifattura, senza una capacità di spesa (delle famiglie, ndr) diventa difficile tenere in piedi un sistema. Quindi la nostra ricetta è quella di affrontare la situazione economica di questo territorio che sta cambiando vocazione costruendo le condizioni affinché vi siano ulteriori vocazioni che garantiscano una capacità di spesa e contrastino un impoverimento generale.”
La Confcommercio è fortemente critica sull’apertura di nuovi centri commerciali e sull’espansione di alcuni già esistenti. “Siamo fortemente critici – ribadisce Lupi – perché non pensiamo che l’apertura o il raddoppio di superfici commerciali, come sta avvenendo con una frequenza insostenibile e insopportabile, siano la risposta alle crisi occupazionali di un territorio o una risposta in termini economici al territorio stesso. In una situazione di impoverimento generale non si ridistribuisce la poca capacità di spesa andando a penalizzare i negozi di prossimità che sono i negozi che noi riteniamo debbano svolgere una funzione economica, imprenditoriale e culturale. Il comune lo sa bene, noi siamo contrari al raddoppio delle superfici commerciali , a questa cintura che strozza il centro e ci stiamo battendo affinché il comune si doti di un atto di programmazione sul commercio affinché vi sia una moratoria nell’assegnare, con troppa facilità, superfici commerciali che non arricchiscono ma impoveriscono l’offerta nel nostro territorio che deve essere sempre più di qualità.”
Perché c’è da contrastare un altro elemento di forte concorrenza, “l’acquisto on line, l’e-commerce. Possiamo confrontarci con questa nuova modalità di acquisto – afferma ancora il presidente di Confcommercio – solo offrendo una mercanzia di pregio, un servizio ad hoc, una attenzione al cliente che, ovviamente, un acquisto spersonalizzato su un computer non può dare. Centri commerciali ce ne abbiamo anche troppi. Basta!”
Nell’intervista che ci ha rilasciato Stefano Lupi parla anche del Mercatino settimanale trasferito in centro, del nuovo Palasport, delle nuove superfici commerciali che sorgeranno in quell’area, della proposta fatta alla Ternana quando, e se sorgerà il nuovo stadio, per evitare che anche lì sorgano “altri 5 mila metri quadrati di superficie commerciale. Ho scritto una lettera aperta al presidente Bandecchi in cui proponevamo un contenitore culturale dove poter far confluire, teatri, sale incisioni, sale registrazioni, sale prove, centri espositivi, luoghi di incubatori di start up culturali, insomma un centro culturale sul modello del Beaubourg di Parigi. Il presidente si è detto favorevolmente impressionato dalla nostra proposta.”