Anche questa è fatta. Tra frecce rosse e frecce bianche Terni e il ternano sono rimasti a piedi: hanno nuovamente perso il treno. Il Freccia Rossa, insomma, ferma a Perugia e così l’Umbria è felice, parola della presidente Catiuscia Marini la quale, essendo preoccupata per Spoleto, assicura che lì fermerà il Freccia bianca. Boh! Sarà. Ma qualcuno informi la Marini che l’Umbria annovera due province: quella di Perugia, che arriva fino a Spoleto, e quella di Terni, che sta nel profondo sud delle terre da lei governate e che poi sarebbe anche quella che comprende l’orvietano, lembo territoriale per cui da qualche tempo mostra tanta attenzione, forse per motivi di collegio.
Il discorso del treno, quindi, è bell’e fatto. Nel frattempo non si sa se sperare che ci sia un minimo di attenzione da parte della Regione Umbria anche per quel progetto – risalente al 1888 – di un collegamento tra i porti di Civitavecchia ed Ancona, per il quale si sta da qualche parte lavorando. Anche in qualche ambiente perugino. Sarebbe- sia detto per inciso – quel collegamento secondo il quale si stabilirebbe un corridoio che dalla Spagna arriverebbe all’Europa del’Est e da lì, viste le ultime tendenze, potrebbe collegare perfino i paesi dell’estremo oriente. Finora la regione Umbria sembra disinteressata, mentre totale è il silenzio a Terni dove la politica continua ad urlare solo su debiti o presunte ruberie, e non considera i problemi veri e le opportunità altrettanto vere. Quel corridoio, infatti, traverserebbe proprio l’Umbria del sud, ricalcando l’attuale linea Roma-Ancona.
Guardando tali faccende dall’obelisco di corso del Popolo non si sa se augurarsi davvero un interessamento della Regione perché, visti i precedenti, non si può non temere un altro “scippo”. Di esempi ce ne sono, basterebbe solo avere – qui – spazio per farne l’elenco.
Restando per l’intanto sulla questione grandi infrastrutture va sottolineato che essa pare particolarmente fondamentale, al momento. Ben lo sanno a Perugia, dove sventolando la bandiera del “no all’isolamento dell’Umbria” (tutta l’Umbria) si costruiscono reti autostradali e ferroviarie che allacciando la Regione alla Toscana, all’Emilia Romagna e alle Marche del nord, lasciano sempre più isolata e ai margini una parte del cuore verde d’Italia. Un’Umbria a due velocità non conviene a nessuno, anche perché le addizionali fiscali regionali si pagano dappertutto uguale.