Viene colto da un infarto, ma i soccorsi arrivano dopo un’ora e ce ne impiegano un’altra per portarlo in ospedale, dove giunge praticamente ormai privo di vita. A denunciare con un esposto alla magistratura questi gravissimi e forse determinanti ritardi, che una festa paesana in corso non bastano assolutamente a giustificare, i familiari di un 69enne di Amelia, Volfango Calzoni, deceduto lo scorso 12 agosto.
LA VICENDA
All’ora di cena, verso le 20.30, l’uomo inizia ad accusare forti dolori al petto, difficoltà respiratorie e sudorazione: i classici sintomi dell’infarto, che vengono ben specificati nell’immediata telefonata al pronto soccorso del vicino ospedale di Santa Maria dei Laici, distante neanche dieci minuti di strada, per richiedere l’intervento dei sanitari.
Ma, anziché intervenire subito, gli operatori del 118 incaricano la guardia medica di effettuare prima una visita di controllo sulle condizioni di salute del paziente.
Secondo i famigliari della persona deceduta la guardia medica giunge solo alle 21.40, un’ora, abbondante, dopo la chiamata, lamentandosi pure perché non riusciva a passare per le strade a causa del Palio dei Colombi e perché ha un altro paziente in attesa. Il medico però, dopo aver visitato il 69enne, non fa altro che constatare che è effettivamente necessario l’intervento di un’ambulanza attrezzata per affrontare il caso specifico e la chiama.
L’ambulanza arriva a domicilio, ma solo (un’altra) mezzora dopo, attorno alle 22, e peraltro priva di auto medica al seguito. Non solo. A causa dell’impossibilità di raggiungere l’abitazione con il mezzo di soccorso per via dei vicoli troppo stretti, gli operatori, anziché caricare subito il paziente, ormai in condizioni precarie, sulla barella, ” lo costringono a strascinarsi a piedi per oltre 60 metri dalla sua casa fino alla salita che poi porta fuori le mura del centro storico, dov’è parcheggiata l’ambulanza: solo allora, finalmente, lo imbarellano e quindi lo caricano a bordo.” Così ricostruiscono quanto accaduto i famigliari della vittima che aggiunfono “l’odissea di Volfango Calzoni non è ancora finita: l’ambulanza ci impiega un’altra mezzora per raggiungere il pur vicino nosocomio di Amelia percorrendo un giro largo per evitare il Palio, anziché chiedere strada data l’emergenza. In tutto, dunque, circa due ore dopo la chiamata al pronto soccorso.”
Il risultato è che quando, finalmente, il 69enne arriva all’ospedale cittadino, ormai non c’è più nulla da fare: la moglie riesce solo a intravvedere il marito che viene fatto scendere dall’ambulanza, con gli occhi sbarrati e la bava alla bocca. Probabilmente muore durante il trasporto: in ogni caso lo dichiarano deceduto alle 23.22.
La famiglia per fare piena luce sui fatti e ottenere giustizia, attraverso il consulente personale Roberto Musso , oggi, 25 agosto, ha presentato un esposto presso la stazione dei carabinieri di Amelia indirizzato alla Procura di Terni. Nel documento si chiede all’autorità giudiziaria di disporre gli opportuni accertamenti per verificare eventuali responsabilità penali, segnatamente per i ritardi nell’intervento, in capo ai medici e agli infermieri che hanno preso in cura il paziente e gestito l’intera situazione nonché alla struttura ospedaliera di riferimento, richiedendo l’acquisizione della cartelle cliniche integrali relative ai fatti nonché la riesumazione della salma, per poter disporre un esame autoptico in grado di stabilire con certezza le cause della morte.