Quando i Carabinieri sono arrivati al nuovo canile di Narni per una ispezione a sorpresa, a Palazzo Comunale hanno tirato il fiato: in tante occasioni, anche in città vicine, quel tipo di controllo è finito in denunce e contravvenzioni. Invece, la verifica dei Nas ha determinato sì un invito a comparire ma non in procura bensì in un programma televisivo per spiegare come sono riusciti a “dare quel quid in più oltre all’assistenza ed alla cura degli animali, che era normale”. Un successo che ha determinato una grande soddisfazione.
Lorella Sepi, la dirigente, colei che si è battuta per avere un canile pubblico per tutti i comuni del Narnese e dell’Amerino, spiega che “prima, quando ci appoggiavamo al privato, gli animali erano almeno 300/350 mentre adesso sono scesi a 158. Il risparmio è davvero notevole, nell’ordine delle centinaia di migliaia di euro”. C’è una spiegazione di questa diminuzione? “La politica delle adozioni si è fatta serrata e quasi tutti i nuovi arrivi trovano una famiglia mentre quelli più anziani muoiono di morte naturale. Pensi, che un cane è stato sedici anni in canile, tutta la sua vita, più di una condanna: non è mai riuscito a scorrazzare libero. Ora poverino è morto. Non vogliamo che questo avvenga mai più”. Insomma, una attenzione massima ai dettagli, agli animali, oltre alla cura che è d’obbligo. E racconta pure che per il momento il canile “raccoglie” i cani di Narni, di Amelia, Avigliano Umbro e di Massa Martana, anche se è in provincia di Perugia. Come dire quando tutti i comuni si rivolgeranno a Narni, in Via Maratta, si potranno attuare anche altre economie di spese e dispiegare al meglio le attività di adozione. E va anche ricordato che l’impianto si allunga in un podere pubblico in località san Crispino, che lo spazio è sovrabbondante e che c’è anche un impianto fotovoltaico a supportare le spese di energia elettrica.