Molto spesso i cambiamenti sono vissuti con paura, ma possono anche essere affrontati come una grande sfida. L’analisi e l’interpretazione del mutamento sono stati affrontati dal professore di filosofia Antonio Fresa in un incontro dal titolo “La rivoluzione copernicana” che si è tenuto nella biblioteca del Clt a Terni, su iniziativa dell’Inner Wheel e dell’associazione Magna Grecia Viva. “Proviamo a riflettere sulla rivoluzione copernicana non per fare semplicemente un’opera filosofica o per rifarci a quel preciso momento storico, ma come una narrazione relativa ad un momento di grandissimo passaggio e trasformazione di tutte le strutture della conoscenza, ma anche del vivere e dell’agire perché oggi ci troviamo ad affrontare delle trasformazioni enormi e la parola più usata, anche in politica, nella cronaca, è la parola transizione. Se si capisce cosa accade quando ci sono grandi epoche di transizione se ne può trarre non un insegnamento, perché alle volte sembra che questi insegnamenti non li vogliamo neanche, ma almeno degli spunti critici per poter dire che la costruzione del futuro deve essere orientata comunque a due criteri che sfuggono a qualunque metro in genere: la bellezza e la speranza. Questo è quello che noi cerchiamo di costruire, cioè un discorso del futuro che in qualche modo ci ricordi che tutto il discorso etico si è allargato, non riguarda più soltanto il rapporto tra uomini, ma riguarda il rapporto tra uomini e natura e soprattutto riguarda il rapporto tra uomini e futuro per il debito che abbiamo nei confronti delle future generazioni. Noi non possiamo immaginare che la vita finisca con noi, quindi dobbiamo saper progettare qualcosa di nuovo che renda compatibile la vita in un pianeta in cui gli abitanti si avviano ad essere 9 miliardi. Tutto quello che noi avevamo conosciuto e strutturato era tarato su un pianeta di circa 2 miliardi di abitanti, quindi dobbiamo rivedere tutto se crediamo nel futuro.“ Al giorno d’oggi tutto questo sembra un po’ un’utopia. “È vero, però dato che io mi sto facendo un po’ più vecchio ho fatto una scoperta che ha dell’incredibile e che tutti quanti dimenticano: in un modo o nell’altro la vita continua dopo la mia generazione e ci saranno persone che saranno capaci di adeguare le strutture produttive, organizzative e sociali ad un mondo di sfide diverse. Quindi ho pensato che non mi devo fermare sul rancore, la rabbia di una generazione come la mia che sembra non capirci più niente in quello che lo circonda e si deve avere anche un po’ di ottimismo verso il futuro altrimenti la nostra vita diventa veramente grigia”.