“Il perfetto realista è il visionario”: è da questa frase di Federico Fellini che nasce la mostra personale di Fiorenzo Mascagna “Sulle tracce del visionario”, a cura di Isabella Cruciani e Alessia Minicucci, promossa da Istess Arte, allestita nel Cenacolo San Marco di Terni.
«Fellini rappresenta l’unica opera di un personaggio realmente esistito all’interno di questa mostra – spiega l’artista – e il tappeto rosso è quello che conduce al cinema. L’idea era quella di costruire uno spazio scenografico, sostanzialmente si parla di un racconto perché le opere hanno una microstoria narrata con una didascalia. La mostra nasce per riprendere il concetto del post moderno, della velocità e se vogliamo del consumo, anche dell’idea quasi mondana dell’arte». 13 le opere su cavalletto, illuminate con luce radente, esposte nel suggestivo spazio del Cenacolo San Marco.
«Fiorenzo Mascagna è un artista ormai affermato nel panorama dell’arte contemporanea – evidenzia la storica dell’arte Isabella Cruciani – nasce come scultore e recentemente è arrivato a produrre questa serie di opere che sono dei rilievi su tavola all’interno dei quali pietra, legno e vernici si incontrano. Sono lavori all’interno dei quali gli opposti sembrano incontrarsi arrivando a quella profondità che Schiller aveva ipotizzato come radice ed essenza dell’arte nonché dell’educazione estetica. Il tipo di allestimento e la forma che la mostra prende, pensati e realizzati dall’artista, vuole essere un modo per avvicinare il fruitore all’opera d’arte e indicare un possibile percorso che dal guardare porta a vedere e dal vedere a sentire». È un’affascinante ricerca artistica quella di Mascagna, che assume configurazioni diverse relazionandosi con il visitatore. La narrazione è un invito dell’artista a riflettere sull’arte da diversi punti di vista ‘nel tentativo di rendere comprensibile il percorso che dall’idea giunge all’opera’.
«Le opere di Mascagna devono essere guardate girandoci intorno – sottolinea Alessia Minicucci – camminando tra le opere, leggendo le storie che sono abbinate alle opere stesse. Quindi uno spazio come questo, abbastanza piccolo, raccolto e in penombra poteva aiutare le opere a emergere e soprattutto aiutare l’osservatore a cogliere ogni singola sfumatura dell’opera, tutto quello che l’opera stessa comunica all’osservatore, coadiuvato da racconto che ha composto Fiorenzo».