Una detenuto di origine nord africana si è suicidato nel carcere di Terni impiccandosi. Il fatto si è verificato ieri sera dopo una rissa. Ne da notizia il Sappe, il sindacato autonomo di polizia penitenziaria.
“Nella serata di ieri, una rissa tra detenuti di origine nord africana ha messo in subbuglio un’intera sezione nel padiglione della media sicurezza – afferma Fabrizio Bonino, segretario regionale Sappe – I quattro, presumibilmente ubriachi, prima hanno discusso tra di loro e poi, all’intervento della Polizia Penitenziaria, hanno aggredito i colleghi con schiaffi e pugni, lanciandogli contro qualsiasi tipo di oggetto, perfino bombolette del gas e maglie insanguinate. Dopo qualche ora e grazie alla professionalità il personale, rientrato in servizio in un sabato pomeriggio, è riuscito a riportare la calma. Calma apparente purtroppo: uno dei due autori della rissa, infatti, mentre era stato spostato in una cella per essere trasferito nell’istituto di Capanne si è impiccato. Vano è stato l’intervento immediato del personale e dei sanitari”.
“Quel che è accaduto a Terni – commenta Donato Capece, segretrio nazionale Sappe – testimonia una volta di più l’ingovernabilità delle carceri regionali e la strafottenza e l’arroganza di una parte di popolazione detenuta violenta, che anche in carcere continua a delinquere, ad alterare l’ordine e la sicurezza, evidentemente certa dell’impunità! E’ fondamentale dare corso a riforme davvero strutturali nel sistema penitenziario e dell’esecuzione della pena nazionale, a cominciare dall’espulsione dei detenuti stranieri, specie quelli – e sono sempre di più – che, ristretti nelle carceri italiane, si rendono protagonisti di eventi critici e di violenza durante la detenzione”.
Secondo Roberto Esposito, segretario generale aggiunto del Sarap “A Terni la situazione lavorativa è ormai insostenibile e il malumore dei Poliziotti è ai limiti.
Il SARAP mostra piena solidarietà ai colleghi aggrediti (durante la rissa, ndr), e aq tutto quel personale che ormai è costretto ad operare in condizioni sempre più precarie, ed è questa precarietà che il 12 ottobre ci vede costretti a scendere in piazza davanti al Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria a Roma”.