In definitiva è bastato poco: mettere qualche telecamera di sorveglianza per controllare che quell’angolo di spaccio di droga all’interno del chiostro del Convento di sant’Agostino si svuotasse immediatamente di chi non l’adopera per attività ludiche, amorose e di ristoro. Ci sono voluti più fatti insieme: un vandalo che rompe una vetrata, proteste per la zona poco illuminata, la sporcizia sotto alle lunette che raccontano la vita illuminata di Sant’Agostino. E così è scattata la telecamera, pare addirittura due, per controllare l’intera zona. Non è che con questo il problema dello spaccio si sia volatilizzato ma è strategia rendere comunque la vita più difficile possibile a chi lo pratica. Chissà se le telecamere daranno un occhio pure ai cani che bellamente entrano nel bel prato verde adoperandolo come proprio bagno. Riuscire a regolamentare anche le attività compulsive dei cani sarebbe altra prova di civiltà