Funerali dolorosissimi questa mattina , quelli di Giacomo Astarita, il 16enne di Narni Scalo che ha perso la vita la sera di martedì 9 luglio in un incidente stradale sulla marattana.
Vi hanno partecipato centinaia di persone nel duomo di Narni, gremitissimo. Soprattutto di ragazzi, come lui. Compagni di scuola, compagni di squadra, amici. Increduli, abbracciati, con le lacrime agli occhi. Devono avergli voluto veramente un gran bene a Giacomo. A nome di tutti, a fine rito funebre, ha preso la parola una compagna di scuola del Liceo Scientifico Donatelli di Terni.
“Te ne sei andato, sì lasciando un vuoto in tutti noi, ma più ricordi di quanto le parole possano esprimere. Sei stato una persona speciale, un ottimo sportivo, un grandissimo compagno di classe ma soprattutto un amico speciale. Hai sempre avuto una parola gentile, un sorriso, un gesto di conforto per chi ne aveva bisogno e , per qualsiasi cosa, eri sempre disponibile per tutti. Ricordiamo tutti la tua risata speciale dopo una battuta, il tuo immenso sorriso e tutte le belle esperienze passate insieme. Ogni singolo ricordo di te è un tesoro che custodiremo gelosamente nei nostri cuori. Oggi, mentre ci riuniamo per salutarti, sentiamo il bisogno di dirti grazie. Grazie per averci arricchito con la tua amicizia, per averci insegnato cosa significa essere presenti gli uni per gli altri. Il tuo spirito continuerà a vivere attraverso di noi, nelle piccole cose di tutti i giorni, nei gesti di gentilezza che ci hai ispirato. Riposa in pace e, da lassù, dipingi per noi i tramonti più belli, guardandoci e proteggendoci sempre”.
Bara bianca e un mare di fiori bianchi per Giacomo.
“Non posso non dirvi che sono profondamente convinto che la vita non può finire così e soprattutto a 16 anni, così no – ha detto don Sergio Rossini – e intanto ci chiediamo perché, sbattiamo la testa contro il muro , piangiamo, ci facciamo tante domande ma non troviamo risposte. Sono convinto che Giacomo è al cospetto di Dio, forse un po’ allibito per il nostro atteggiamento”. Don Sergio invita ad andare avanti, anzi invita i giovani come Giacomo a non sprecare il loro tempo, a non tirare a campare, a viverla appieno , la vita “a non smozzicarla perché poi quando meno te lo aspetti vedi che succede?”
Nel duomo risuona la strazio di una madre, della madre (Monica) , “Giacomo, amore mio”, è un urlo disperato.
E fuori, quando vengono rilasciati in cielo palloncini colorati, gli applausi si mescolano ai pianti a dirotto e agli abbracci, in un clima di grande commozione che coinvolge tutti, è lacerante quel grido di dolore: “amore mio”.