“Essere pellegrini di speranza significa avere la certezza che con Dio niente va perduto anzi tutto acquista la forza necessaria per avere senso e valore. Chi vive in Dio porta Dio attraverso i gesti di vicinanza, di prossimità e carità che sono segni concreti di speranza”.
È un passaggio dell’omelia della notte di Natale del vescovo di Terni-Narni-Amelia, mons. Francesco Antonio Soddu.
Riferendosi poi al fatto che “non c’era posto nell’alloggio per Giuseppe e Maria”, il vescovo ha posto l’attenzione su “chi accogliamo e cosa accogliamo nella nostra vita, ossia i nostri pensieri, le nostre aspirazioni, le faccende quotidiane, che sono così sature da non avere più spazio per il Signore? Non abbiamo più luogo e tempo per un minimo di ascolto , per un minimo di lettura della parola di Dio, la parola di Dio si è fatta carne in Gesù Cristo, accogliere la parola di Dio significa accogliere Gesù Cristo”.
In questo mondo frenetico e bombardato di notizie mons. Soddu ha messo in guardia sul fatto che “siamo assillati dall’illimitata e incontrollata serie di notizie , dalle immagini, dalle offerte anche nocive di presenza sui social che, con l’intento apparente di costruirti, non di rado vanno ben oltre la manipolazione delle coscienze mirando addirittura alla distruzione stessa della coscienza. Così come avvenne in quella santa notte di Betlemme, così sarà nella nostra esistenza se, totalmente distolti dalle mille cose da fare, non abbiamo più il posto per ospitare il Signore”.
Parlando dell’anno giubilare il vescovo ha esortato a “non lasciarsi travolgere dalle proprie miserie; anzi proprio nella notte delle nostre miserie, in questo preciso contesto si manifesta per noi Gesù Cristo, Luce del mondo. Il mondo di oggi, con le diverse traversie che affronta ogni giorno, desidera certamente una speranza di bene, di pace, di tranquillità per tutti. Il Natale ci insegna che non è possibile attuare questo desiderio senza fare spazio al Signore, cioè al Principe della pace. Pace, amore, gloria sono gli ingredienti essenziali, sia per il Natale come anche il bagaglio del pellegrino di speranza.
Se è inoppugnabile che non è impossibile arrivare alla pace facendo la guerra – ha detto ancora mons. Soddu – è altrettanto vero che non si può essere operatori di pace con una mentalità limitata , se non addirittura chiusa oppure ingolfata dai propri pensieri come se fossero l’unica verità. La speranza per noi è un Bambino deposto in una mangiatoia”.
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