“Non è la morte che ci uccide ma la vita, quando non ha memoria”.
Sabato 1 novembre alle ore 10.30, torna la passeggiata teatrale dell’attore e autore Stefano de Majo nel cimitero comunale di Terni in occasione delle festività che celebrano i defunti, giunta alla ottava edizione, che neppure la pandemia ha fermato.
Oltre a Teatro Acciaio e al Comune di Terni l’evento sarà coprodotto con l’aiuto dell’associazione Claudio Conti che proprio nel nome di Claudio, morto a soli 25 anni, ha promosso numerose iniziative in Africa e a Terni per rendere viva la memoria di un giovane ternano talentuoso.
In quest’ottica l’associazione Claudio Conti ha già collaborato in numerose occasioni con Stefano de Majo, da ultimo con l’iniziativa “Un soffio d’amore” in onore dell’artista Marco Collazzoni.
La Città degli immortali mostrerà nel suo percorso opere funerarie di grande valore artistico di cui sono autori artisti del calibro di Guttuso e Pomodoro.
Si tratta di una performance dinamica teatrale, scritta e interpretata da Stefano de Majo, in bilico tra storia, memoria e poesia. Si narrerà come l’imponente colonnato che apre il cimitero ternano fu opera del Poletti, che volle farne omaggio alla città durante la costruzione del teatro Verdi.
Lo spettacolo renderà vive tante voci e memorie di personaggi piccoli e grandi, vissuti in epoche e condizioni diverse, accomunati tutti dall’aver lasciato un segno, un sorriso, un messaggio d’amore per chi è venuto dopo.
Tra le tombe monumentali di Secci e Liberati, quelle di letterati e studenti, musicisti e luminari della medicina, si visiteranno quelle di personaggi meno famosi, ma ugualmente cari alla tradizione popolare per i loro sorrisi, battute goliardiche o gesti discreti: Ausilia e Paolo Cabiati detto “Hashish”, Melone il trombettiere della Ternana, Canzio e Maurizietto, veloce come il suo passo e rimasto a tutti nel cuore.
“Sarà un modo originale ma sentito di tornare a trovare le nostre radici antiche – dice Stefano de Majo – e scoprire quanta vita risuoni dentro il nostro cimitero, che non è mica la città dei morti: qui vivono gli immortali”.














