A Montegabbione la storia e la musica di Chet Baker. L’evento è in programma domenica 21 dicembre alle 17,30, al teatro comunale.
Lo rende noto il Comune che patrocina lo spettacolo e che ricorda come l’ingresso libero sia solo su prenotazione allo 0763 837521.
Francesco Cataldo Verrina, autore non allineato, porterà una sua visione del trombettista, descrivendone la vita e gli atti più significativi della discografia, di certo, non in maniera conforme al racconto spesso omologato, che i media e tante pubblicazioni, specie europee, ne hanno fatto nel corso degli anni.
Già il titolo del libro, «Chet Baker, Vissi d’Arte, Vissi d’Amore», per quanto attinente – e l’autore ne spiegherà le motivazioni – si presta a diverse interpretazioni. Il racconto del musicista dell’Oklahoma, che per motivi dei comodità editoriale, è sempre stato associato al West Coast Jazz, verrà proposto mediante un realismo rigoroso e scevro da qualsiasi retorica, tributarismo accademico o nostalgismo.
Contestualmente, la musica rivisitata dal Trio Baker Street / Memories Of Chet (Diego Ruvidotti tromba e flicorno, Luca Grassi contrabbasso e Marco Pellegrini batteria) svilupperà l’ambientazione più congrua alla storytelling dell’autore, il quale intercalerà i propri commenti alle esecuzioni scelte per l’evento, collocandole nella corretta dimensione storica e spazio-temporale.
La scaletta musicale metterà in risalto alcune variabili, rispetto al modus operandi di Chet Baker, ossia tra il giovane musicista di belle speranze, ammirato perfino da Charlie Parker, paragonato ai divi del cinema e preso a modello da alcune riviste di moda, e il tossicodipendente legato alla fuga in Europa, costretto ad una vita raminga, fatta di espedienti, tra Germania, Francia, Inghilterra, Paesi Scandinavi e Italia (il nostro paese ebbe un peso determinante nella sua vita).
Non ultimo, il bohémienne apolide, incontrollabile, incappato più di una volta nelle maglie della giustizia, irascibile e bugiardo che sparlava dei colleghi americani, mettendo a soqquadro le vite di quanti gli stavano vicino, perfino violento con le donne, ma soprattutto schiavo delle droghe e schiacciato da un modo di vivere caotico al limite del lecito; sino a giungere alla parte terminale di una parabola esistenziale ed artistica, sempre segnata dagli imprevisti e dalla precarietà, in cui il trombettista, conscio che il tempo a sua disposizione stava per esaurirsi, produrrà alcuni capolavori, legandosi a varie etichette europee e ad alcuni validi autori capaci di intercettarne il mood e di immedesimarsi in lui, prima che la sua morte, ancora avvolta nel mistero, non porrà fine al travaglio esistenziale di colui che potrebbe essere definito, senza tema di smentita, il più grande intrattenitore jazz del Novecento”.














