Il 16 dicembre in Umbria si eleggerà il nuovo segretario del Partito democratico. Elezioni primarie, ma nello stesso tempo ultimative, nel senso che il candidato più votato sarà il successore di Giacomo Leonelli dimessosi ben otto mesi fa. Otto mesi lunghi per il Pd, a tutti i livelli. Otto mesi di riflessioni, di rinfaccio di responsabilità, in qualche caso di livore covato.
Che tirare avanti trotterellando e campare di rendita non sia più il caso dovrebbero averlo capito tutti. E la conseguente riflessione, di solito, è che bisogna fare qualcosa per cambiare l’andazzo, magari cominciando col cambiare i leaders.
S’è saputo niente? Si è discusso di questi temi? Si sono vagliate proposte e posizioni da prendere, o cose da fare? Vabbé che la sinistra è passata di moda, ma gli organi d’informazione non hanno riferito gran che in relazione a dibattiti interni, sulla fase preparatoria del congresso. Forse il segnale che lo sprint è moscio. Mai un congresso dei partiti di sinistra è passato quasi sotto silenzio come in questa occasione.
Un congresso in sordina. Almeno fuori del Pd. Quando invece sarebbe “fuori” dove si deve parlare, fare riunioni aperte in luoghi che non siano le sedi dei circoli, per far sapere a coloro che del Pd non sono, cosa si sta facendo e che il Partito Democratico ancora c’è. Dentro il Pd, invece, qualche voce si è pure sentita, ma ormai le posizioni altisonanti, quelle che smuovono le “masse” di voti sono un ricordo lontano.
Una scossa. Servirebbe una scossa di rinnovamento, per dare la dimostrazione che il Pd vuol ricominciare, s’è reso davvero conto che è necessario uno scatto di reni. E invece?
Due i candidati alla segreteria regionale: Gian Piero Bocci e Walter Verini, in rigoroso ordine alfabetico: due ragazzini di primo pelo. Bocci è stato “solo” presidente del consiglio regionale, assessore, parlamentare, sottosegretario agli interni nei governi Letta, Renzi e Gentiloni; Walter Verini è parlamentare dal 2008, ma è sulla breccia da quando fu il braccio destro di Walter Veltroni candidato in Umbria negli anni Novanta del secolo scorso, e poi alla vicepresidenza del consiglio, ai vertici dei Ds e al Comune di Roma.
Come segnale di rinnovamento non c’è male. Ma potrebbe trattarsi di una mossa intelligente se un segretario “grande vecchio” servisse a far da balia a gente nuova.
Sarà questo l’impegno dei due candidati, o almeno di uno solo?