Esperti di diritto sanitario e medicina sono stati ascoltati dalla Terza commissione dell’Assemblea legislativa dell’Umbria, a proposito della proposta di legge che prevede l’istituzione di un Dat, il Registro regionale delle Dichiarazioni anticipate di trattamento sanitario, di iniziativa dei consiglieri Rometti (Socialisti e Riformisti) e Solinas (Partito Democratico).
L’iniziativa ha permesso di registrare una sostanziale condivisione delle finalità del progetto di legge e l’approvazione, da parte dei medici presenti, di uno strumento che consenta al paziente non più in grado di decidere sul proprio trattamento sanitario di dichiarare in anticipo le proprie volontà sulle cure cui essere o non essere sottoposto. Tuttavia, proprio perché si tratta di dare o no il proprio consenso sui trattamenti medici, è stato evidenziato come questa sia materia di competenza statale e non delle Regioni, alcune delle quali, infatti, hanno già subito impugnative su analoghi disegni di legge.
A sostenere l’impossibilità di intervento della Regione su materie di competenza dello Stato è stata, in particolare, Assunta Moresi, docente dell’Università di Perugia e consulente del ministro Lorenzin, che ha parlato comunque a titolo personale, in qualità di esperta: “il problema – ha spiegato – è che si tratta di atti di consenso o dissenso rispetto ai trattamenti medici, di evidente competenza legislativa statale. Trattandosi di tutela della salute, non si possono avere difformità a livello regionale.
Di diverso avviso la docente di Scienze politiche e studiosa di diritto sanitario Alessandra Pioggia, secondo la quale “esiste un diritto di tutti a non essere sottoposti a trattamenti sanitari, come sancisce l’articolo 32 della Costituzione, e c’è un pronunciamento del Consiglio di Stato del 2012 che sancisce il diritto inviolabile del paziente di rifiutare le cure e l’obbligo dell’amministrazione sanitaria di attrezzarsi affinché tale diritto possa essere esercitato. Inoltre – ha aggiunto – è dovere del medico prendere in considerazione le volontà del paziente quando egli non è più in grado di formularle”.
Per i medici, le dichiarazioni anticipate di trattamento sanitario “sarebbero di grande aiuto anche se prese come semplici dichiarazioni sulla carta. “Sempre meglio che non avere niente – hanno sostenuto i rappresentanti della categoria medica – e dover decidere della sorte di un paziente in stato di incoscienza soltanto con i parenti. In ogni caso la responsabilità penale ricade sempre e comunque sul medico, il quale è anche obbligato dalla propria deontologia a tenere sempre in considerazione le volontà del paziente”.