La promessa era che l’ospedale di Terni avrebbe portato a termine i lavori per ospitare i cinquecento parti all’anno che sarebbero arrivati dalla chiusura del “punto nascita” di Narni. Invece non è accaduto e capita che i corridoi del reparto rassomiglino ad un aeroporto con le puerpere che si spostano di reparto, con trolley al seguito, man mano che si liberano i letti.
Non ci sono, ovviamente, problemi sulla qualità ed efficienza del servizio ternano, sempre d’eccellenza, ma si nota che mancano gli spazi vitali promessi. E ben per tutti che le nascite sono in calo.
Per protestare per la chiusura del punto nascita narnese e per le fosche prospettive di quell’ospedale, tre consiglieri narnesi che incarnano la minoranza, hanno lanciato una raccolta di firme: Sergio Bruschini, Gianni Daniele e Luciano Novelli, si sono riuniti nella sala pubblici del Comune: «Dobbiamo farci sentire per non far cadere il nostro ospedale nel dimenticatoio: ne va del suo futuro ma anche di quello della città, che vedrebbe sparire una fonte importante di lavoro e d’attrazione economica e sociale. Che cosa devono fare a Narni: le operazioni programmate come quelle relative all’ortopedia ma anche ulcere, ernie e molto altro che sembrano banali e che invece darebbero un maggiore respiro all’Ospedale di Terni.
I tre consiglieri con la raccolta di firme spingono anche i cittadini a prendere coscienza del grande rischio anche perché nessuno crede, dopo trenta anni di promesse, ad un qualsiasi nuovo ospedale di Narni e d’Amelia.