Legambiente, attraverso la campagna “PM10 ti tengo d’occhio”, monitora annualmente le centraline dei capoluoghi italiani e stila la classifica delle città nelle quali almeno una centralina di monitoraggio abbia superato la soglia limite di polveri sottili in un anno. Nel 2015 sono state monitorate 90 città attraverso la raccolta dei dati aggiornati quotidianamente dai siti delle Arpa, delle Regioni e delle Province, prendendo come riferimento per la classifica la centralina peggiore presente in ciascuna area urbana. Delle 90 città monitorate ben 48, il 53%, hanno superato la soglia dei 35 giorni consentiti per legge.
Fra loro ci sono i due capoluoghi umbri. Terni “conquista” la 22^ posizione negli sforamenti mentre Perugia è un po’ più giù in classifica, al 47° posto.
La centralina peggiore per quel che riguarda Terni è “Le Grazie” che ha sforato 69 volte mentre quella di Perugia è “Ponte San Giovanni” che ha superato i limiti 36 volte.
Maglia nera di questa poco invidiabile classifica è Frosinone (Scalo) con 115 superamenti, seguita da Pavia (Piazza Minerva) 114 , Vicenza (Quartiere Italia) 110 e Milano (Senato) 101.
Legambiente ha poi stilato una classifica degli ultimi 7 anni, dal 2009 al 2015, delle città che hanno superato il limite dei 35 giorni di sforamenti , almeno una volta. Terni lo ha fatto 6 anni su 7; Perugia 3 anni su 7.
Il rapporto di Legambiente sostiene che le emissioni di PM10 in realtà urbane come quella di Terni sono frutto , per la maggior parte , delle attività industriali a differenza di altre realtà come quelle di Roma e Milano dove, invece , è il trasporto su strada la causa maggiore.
Per tentare di mitigare gli effetti delle polveri sottili e degli altri inquinanti nell’atmosfera Legambiente rinnova 10 condizioni imprescindibili:
1- Auto privata ultima opzione per muoversi in città.
2- 1000 treni per i pendolari
3- 100 strade per la ciclabilità urbana
4- Ridurre la velocità dei mezzi a 30 km/h , nei centri abitati
5- Chi inquina deve pagare
6- Stop ai sussidi all’autotrasporto per migliorare il TPL
7- Fuori i diesel dalle città
8- Riscaldarsi senza inquinare
9- Ridurre l’inquinamento industriale
10- Nuovi controlli sulle emissioni reali delle auto.
GLI IMPATTI SULLA SALUTE
Da uno studio che è comunque datato 2005 si evince che sono attribuibili all’inquinamento atmosferico , dovuto al particolato fine (PM 2,5) , in Italia, 34.552 decessi dei quali, : 19.945 per malattie cardiovascolari; 3.197 per malattie dell’apparto respiratorio; 2.938 per tumore polmonare.
Secondo lo studio il solo rispetto dei limiti di legge previsti per il PM2,5 potrebbe salvare 11.000 vite all’anno; numero che salirebbe a circa 16.000 se si riducessero le concentrazioni del 20% . Basti considerare che a seguito della crisi economica, nel 2010 la riduzione delle concentrazioni nelle emissioni ha portato ad avere una riduzione di circa 13.000 decessi rispetto al 2005.