Una conferenza stampa del Comitato No Inceneritori di Terni, sotto Palazzo Spada, che ha toccato temi importanti come l’economia circolare che non passa dall’incenerimento, i possibili scenari ternani dopo i roghi dei due impianti romani di trattamento meccanico dei rifiuti, le gravissime imputazioni per i due inceneritori che sono sotto processo per un’inchiesta partita nel 2016 dalla DDA di Firenze. Fabio Neri del Comitato No Inceneritori Terni è un fiume in piena.
“L’economia circolare è una soluzione se effettivamente viene applicata la circolarità. Pensare che l’incenerimento possa essere un passaggio nell’economia circolare, spiega, è un errore perché spreca l’energia che è dentro la materia. Noi pensiamo, come dimostra il progetto ormai in fase di industrializzazione di riciclo totale del pulper di Lucca, che è possibile separare le plastiche miste che compongono il pulper dalla cellulosa, parte biodegradabile che torna in cartiera, mentre le plastiche possono essere triturate e rimpastate con un’aggiunta di polimero per creare dei pallet che possono essere, una volta usati, ulteriormente recuperati. Questa è circolarità e non quella raccontata da Acea, per cui alcune ceneri verranno utilizzate, forse, per fare delle piastrelle di grès porcellanato. Per noi sono un problema sia l’impianto di incenerimento che la discarica. Quello che serve è che le aziende del territorio, che si occupano della raccolta e del trattamento dei rifiuti, avviino la sperimentazione sul riciclo delle plastiche residuali. Questo perché quella frazione è proprio quella che Acea sta chiedendo con l’istanza che è in fase di valutazione di impatto ambientale. Il rischio è che questa richiesta, sottolinea Neri, possa soddisfare un altro bisogno legato a Roma, città che detiene il 51% di Acea, per i problemi sorti con l’incendio dei due impianti di trattamento meccanico. Noi siamo molto prossimi alla Capitale, l’Acea ha qui un inceneritore e la discarica ad Orvieto, quindi sull’Umbria potrebbero ricadere i danni prodotti da un’incapacità romana di gestire i rifiuti”.
Per quanto riguarda, invece, i due inceneritori ternani le notizie vengono dai verbali della visita della Commissione parlamentare d’inchiesta sulle attività illecite connesse al riciclo dei rifiuti.
“Abbiamo appreso che tutti e due gli inceneritori, spiega Fabio Neri, sono sotto processo a Firenze con accuse pesantissime: associazione a delinquere e traffico illecito di rifiuti. Imputazioni legate ad un’inchiesta partita nel 2016 dalla DDA di Firenze perché all’interno del circuito c’era un’azienda collegata al clan dei Casalesi che gestiva un traffico di pulper “modificato” con idrocarburi. Per tutto il 2013 e il 2014, secondo quanto riportato dai verbali dell’audizione del comandante del Noe Francesco Motta e del responsabile dell’ufficio legale di Acea Marco Palazzesi, è stato utilizzato questo pulper. Tra l’altro dal bilancio 2014 di Acea veniamo a sapere che per tutto il 2013 l’azienda ha fatto analisi cliniche per la determinazione della biomassa contenuta nel pulper, quindi la domanda è Acea si è mai accorta di questa irregolarità? Di sicuro se ne erano accorti l’Agenzia per la protezione ambientale della Toscana, l’Arpa e il Noe umbri, perché l’altro inceneritore, Terni Biomassa, oltre a quel processo a Firenze ne ha anche uno in questo momento a Terni per una serie di illeciti commessi nel funzionamento dell’impianto. Dal verbale, conclude Neri, risulta che il Noe aveva individuato questo pulper non conforme e la loro indagine si è andata ad incrociare con quella del DDA di Firenze che, invece, ha fatto venire fuori tutto il sistema legato allo smaltimento del pulper”.