Da questa mattina gli uomini e le donne della Polizia di Stato indossano i nuovi distintivi di qualifica.
“I simboli hanno una loro valenza – ha sottolineato il questore di Terni Antonino Messineo – e i simboli di oggi si discostano completamente dalle strutture militari, peraltro nobilissime, ma danno la visione di una Polizia che nel territorio garantisce le libertà democratiche. È ora importante che questi simboli vengano resi visibili e spiegati alla gente perché debbono essere patrimonio del territorio, della civiltà. È un simbolismo che deve entrare nella mente e nel cuore dei cittadini”.
Dopo 38 anni, quindi, si riafferma nella forma e nella sostanza l’identità della Polizia di Stato quale amministrazione civile ad ordinamento speciale, che ha sublimato i valori ai quali profondamente crede nel motto “sub lege libertas”. Ad accomunare passato e presente l’immagine, rivisitata stilisticamente, dell’aquila, emblema dell’Istituzione: ali spiegate, zampe libere e divaricate disposte ai lati della coda folta, testa rivolta a sinistra ornata dalla corona murata di cinque torri, scudo sannito con il monogramma RI in petto. A caratterizzare le diverse qualifiche ci sono il plinto araldico costituito da una barretta orizzontale di colore rosso che rappresenta la struttura portante di un edificio, per gli agenti ed assistenti; il rombo dorato che ricorda la punta di una lancia simbolo del dinamismo operativo temperato dall’esperienza, per i sovrintendenti; la formella richiamo alla bellezza e all’eleganza proprie del patrimonio di civiltà e cultura del nostro Paese, per i funzionari. I distintivi uguali per tutti i ruoli differenziano le funzioni tecnico-scientifiche, tecniche e le attività professionali attraverso il diverso colore delle mostreggiature.