Tutto a posto, tutto risolto. Martedì 27 agosto, il sindaco di Terni, Leonardo Latini, – insieme alla Giunta – ha incontrato i consiglieri e i gruppi di maggioranza, in una riunione che s’è conclusa – addirittura – alle 17.
“Pur in presenza di una situazione nazionale e regionale in rapida evoluzione – ha detto il sindaco alla conclusione – lavoriamo con una prospettiva di mandato di altri quattro anni, durante i quali potremo sviluppare, portare a termine e consolidare la programmazione che abbiamo impostato in condivisione con la maggioranza attraverso i documenti votati in consiglio comunale. Lo faremo con un confronto sempre più aperto e positivo tra l’esecutivo e la maggioranza consiliare”. Un discorso che non farebbe una piega anche se fosse pronunciato alla riunione del consiglio di amministrazione della vecchia e defunta Azienda trasporti. Per forza che, come riferisce la voce ufficiale del Comune, “Da parte dei gruppi consiliari e dei consiglieri ci sono state richieste di chiarimenti” . E c’è stata pure qualche critica, ma – intendiamoci – “costruttiva”. Insomma è finita con una serie di convenevoli, di “prego, prima lei”, di scambio di presenti. Coi gruppi consiliari che “hanno confermato la fiducia nel sindaco attraverso la prosecuzione di un rapporto che sia nei fatti improntato a un maggior coinvolgimento, trasparenza e chiarezza”. O almeno così pare, perché poi, dopo averci pensato su una notte intera, col fresco, Emanuele Fiorini se n’è uscito con una dichiarazione che induce a pensare che certe offese non si cancellano e qualche problema resta. Quel rimpasto di giunta fatto in quel modo Fiorini non riesce ad inghiottirlo.
Tutto va ben madama la marchesa come dice il sindaco? Eppure per Fiorini quello di martedì “È stato un confronto costruttivo anche se non pienamente soddisfacente”. Fiorini, ora, è nel gruppo misto a a tempo debito è stato il più votato tra i candidati della Lega. “Senza dubbio – prosegue – il comportamento del sindaco è stato istituzionalmente corretto, ma secondo me ha fatto un rimpasto di giunta da qualcuno concordato, da altri subito. E questo carica l’amministrazione di frizioni di cui non abbiamo alcun bisogno”. “C’è bisogno di mantenere la maggioranza unita – aggiunge – ma non si può chiedere coesione per poi tenere atteggiamenti politicamente non corretti. Il sindaco, prima di fare le nomine e comunicarle avrebbe dovuto confrontarsi con coloro che si sono adoperati per la conquista di Palazzo Spada”.
Che estate ragazzi! Non fossero bastati i colpi di scena innescati dalla crisi di governo, a Terni hanno pensato bene di metterci del loro. E la giunta comunale è diventata, nel giro di 24 ore, davvero la giunta del “cambiamento”. Cambiamento di assessori, deciso in un notte insonne del sindaco (dopo una serata tranquilla davanti ad una birra, ma forse aveva esagerato con gli stuzzichini e le nocchie salate). Una decisione improvvisa. Sai quelle giornate che ti svegli con la luna storta… All’improvviso l’assessore al personale Sonia Bertocco, Forza Italia, che fino al giorno prima prometteva innovazioni nel settore di sua competenza ha deciso – proprio quella notte – che la mattina dopo, seppure fosse di sabato e si trovasse in vacanza, si sarebbe dimessa: “questioni personali”. Quando si dice la fatalità.
Il sindaco – che già aveva vuota la casella del bilancio dopo il “cambiamento” d’aria imposto all’assessore Dominici – doveva proprio metterci le mani. Lui in verità fino alla sera prima manco ci pensava. Ma la birra, si sa, aiuta la concentrazione. Specialmente se la bevi con “il supercommissario” della Lega Barbara Saltamartini.
Allora: fuori uno di Forza Italia, dentro uno della Lega, il Miglio di Palazzo Spada, Cristiano Ceccotti. E Fratelli d’Italia? Beh, loro praticamente con l’assessore allo sport Elena Proietti il meno uno ce l’avevano già. E allora per forza fuori quell’altro dei “Fratelli”: Marco Cecconi che fino a poche ore prima diffondeva proclami. Praticamente s’è trovata cambiata la serratura della porta dell’ufficio. Cecconi è uno di quelli del pane al pane vino al vino, che non sa trattenere la lingua tra i denti specie se lo fanno un po’ innervosire. Stavolta gli saranno venute le convulsioni, ma è riuscito a stare zitto. Segno brutto. Poi ci sono quegli altri, quelli del gruppo misto parte integrante e ferrea – dicono loro – della maggioranza di (centro)destra. Destri e leghisti di provata fede ma giubilati, o che hanno fatto una scelta di libertà: “Non si può star lì a domandare l’autorizzazione anche per fare pipì”.
Il sindaco, comunque, dice che ora si andrà avanti ad amministrare la città con un confronto “sempre più aperto e positivo tra esecutivo e maggioranza consiliare”. E la minoranza? Va bene che è moscia moscia, però qualche pio pio si dovrebbe sentire anche stando seduti davanti il caminetto di messer Michelangiolo. Ma pare che sia un fastidio sopportabile. Tutto a posto quindi. Avanti a tutta birra.