La Comunità Incontro di Molino Silla, ad Amelia, vuole inviare un messaggio rivolto in particolare ai giovani relativamente all’uso di cannabis e ai “miti” che ruotano attorno ad essa.
“Spesso molti ragazzi ci dicono, in occasione delle attività che svolgiamo da anni nelle scuole – tanto è solo una canna – ma realmente dietro a tale affermazione si apre uno scenario preoccupante.
Nella maggior parte dei nostri ragazzi che ad oggi tentano di combattere con una grande forza interiore la propria dipendenza – scrive la Comunità Incontro attraverso una nota a firma del responsabile della struttura, Giampaolo Nicolasi – possiamo rilevare come l’approccio alle sostanze, sia avvenuto attraverso un primo contatto con lo spinello, con la cannabis, per poi portare ad un consumo massiccio di sostanze, come quelle psicotrope.
A tutt’oggi quella che viene definita “droga leggera”, “ma tanto è solo una canna”, rappresenta una delle sostanze di maggior consumo, tanto che la relazione al parlamento del 2019, la posiziona al primo posto tra le sostanze elettive, rappresentando il 25% delle sostanze illegali.
Inoltre, il 33.2% della popolazione studentesca, l’ha utilizzata almeno una volta nella vita.
La cannabis, non è una droga “da prendere alla leggera”, poiché dai dati a nostra disposizione, i consumatori abituali di questa e di spinelli, in giovanissima età, pensano di porre fine alla propria vita nel 50% dei casi, maggiormente rispetto ai coetanei non consumatori ed aumentano il rischio di incidenza da adulti relativamente al suicidio.
Gli esperti del settore, hanno lanciato numerose volte l’allarme relativamente a tale pericolo, che a volte viene sottovalutato, inoltre, si può evidenziare come ci sia un’incidenza maggiore di problematiche psichiatriche, tanto che, dallo studio pubblicato su Jama Psichiatry, su un campione di circa 24.000 ragazzi, nel 37% è rilevabile il rischio di una sintomatologia depressiva.
Dalla diretta esperienza della Comunità nel mondo delle dipendenze, si è potuto evidenziare che sostanze come la Marijuana o i Cannabinoidi sintetici, possono condurre ad effetti distruttivi sul cervello, conducendo ad una sintomatologia correlata a paranoia, ansia, depressione, coinvolgimento della memoria a breve termine, e nello specifico dei Cannabinoidi sintetici, si possono rilevare comportamenti suicidari, fenomeni psicotici, agitazione, allucinazioni, nonché effetti collaterali atipici come convulsioni, arresti cardiaci ed ictus, questi solo una parte dei sintomi rilevati dai numerosi studi internazionali.
Inoltre, si può rilevare come la cannabis possa condurre ugualmente ed al pari delle altre sostanze ad astinenza, nonché a disturbi psicotici indotti, che possono comparire durante o subito dopo un’eventuale intossicazione da cannabis, conducendo così alla compromissione di numerosi ambiti, come quello scolastico, sociale e lavorativo.
Inoltre, quale rapporto e collegamento si può evidenziare tra il consumo di cannabis ed una patologia come la schizofrenia?
Questa, rappresenta una domanda controversa ed a cui a volte non viene dato il reale risalto, ma esperti nazionali ed internazionali, evidenziano una importante correlazione tra l’uso di cannabis e l’accelerazione dello sviluppo di sintomi schizofrenici in soggetti vulnerabili ed inoltre, la psicosi da sostanze può rappresentare un precursore di tale patologia, come si può evincere da numerose riviste specialistiche, come riportato nell’Aprile 2018 dall’American Journal of Psychiatry.
Quanto affermato fin qui, dovrebbe invitare tutti a riflettere, anche se il tema crea ancora confusione in molte persone, ed a tentare di intervenire creando una rete sociale che possa produrre informazione, formazione ed abbia lo scopo di ridurre la circolazione di “falsi miti” relativamente all’uso di sostanze come la cannabis.
Tutti gli stakeholders coinvolti, a livello istituzionale, politico e sociale, dovrebbero mettere in campo il proprio contributo, in modo da aumentare e favorire una “consapevolezza collettiva” del problema, producendo così un approccio integrato tra tutti gli attori coinvolti, partendo dalla famiglia e dalla scuola, che rappresentano quei contenitori sociali ed emotivi che possano aprire la strada per l’inizio di un cambiamento, che con l’impegno di tutti, potrebbe condurre anche all’abbattimento degli ingenti interessi economici della criminalità organizzata dello spaccio.
L’auspicio della Comunità Incontro – questa è la conclusione – è che un giorno si possa finalmente mettere da parte quella indifferenza sociale relativamente alla problematica e che ognuno possa assumersi la responsabilità, per noi stessi, i nostri ragazzi, per tutti coloro che sono stati investiti in prima persona e per tutti gli operatori e professionisti del settore che quotidianamente, nel loro piccolo e per quanto possibile, tentano di combattere con le poche risorse a disposizione il mondo dell’illegalità e delle dipendenze.”