Polemiche soprattutto americane per Mons. Vincenzo Paglia a causa di un tweet sul film “Casomai” di Alessandro D’alatri, a lui attribuito.
“Tutti gli account social network legati al nome di Vincenzo Paglia (facebook, twitter, google, youtube, ecc.) riguardano esclusivamente attività istituzionali e sono gestiti dall’ufficio stampa del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II”.
Così sul proprio sito è stato costretto a smentire quanto alla sua persona attribuito, l’ex Vescovo di Terni Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita e gran cancelliere del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per gli studi su matrimonio e famiglia, ha replicato alle polemiche, innescate soprattutto da siti cattolico-conservatori americani, su un suo tweet in cui rilanciava la pubblicazione, per promuovere un evento, del manifesto del film ‘ Casomai’ di Alessandro D’ Alatri, con due adulti , gli attori Stefania Rocca e Fabio Volo, e quattro bambini, tutti nudi.
Nel tweet, con il manifesto del film, c’era scritto: “oggi alle ore 16,30 sul profilo facebook dell’istituto parleremo di cinema e famiglia con Alessandro D’Alatri regista di “Senza pelle”, “Casomai” e “I giardini dell’Eden”.Potrete intervenire in diretta con con domande e commenti”.
“Nessuno di questi profili viene gestito direttamente da monsignor Paglia – viene spiegato nella nota dell’Istituto Pontificio Giovanni Paolo Secondo – e la cosa è evidente anche ad una lettura superficiale, poiché sono pressoché assenti post e tweet scritti in prima persona, mentre delle attività dell’ arcivescovo si parla quasi sempre in terza persona”.
I profili “vengono gestiti in totale autonomia dall’ufficio stampa: post e tweet non vengono preventivamente concordati con monsignor Paglia, non a caso non contengono mai commenti, pensieri o considerazioni personali, ma rilanciano esclusivamente testi tratti dal sito ufficiale Vincenzopaglia.it, articoli e interviste che riguardano direttamente l’ arcivescovo (e mai altri argomenti) e retweet di istituzioni legate allo stesso monsignor Paglia, come l’ Istituto Giovanni Paolo II, la Pontificia Accademia per la vita, la Comunità di Sant’ Egidio, il Family International Monitor, il film festival Popoli e Religioni”, di Terni.
Nello specifico, “il retweet del poster del film Casomai è stato effettuato dall’ufficio stampa nell’ambito dell’ attività istituzionale dell’ Istituto Giovanni Paolo II di cui monsignor Paglia è Gran Cancelliere, senza che l’arcivescovo ne sia stato informato preventivamente”.
“La fotografia – come è stato ampiamente evidenziato anche dagli articoli che sono usciti sull’argomento – ritrae il modello della famiglia cattolica e non ha nulla di erotico, ambiguo o inopportuno. Può turbare, dunque, solo uno sguardo profondamente morboso: come è stato scritto ‘ omnia munda mundis’ “, si sottolinea. “Questo premesso, la scelta di pubblicarla non è comunque in alcun modo riconducibile alla persona di Vincenzo Paglia; qualsiasi lettura ne sia stata data – oltre che discutibile nel merito – è anche del tutto infondata”.
Ma la precisazione va anche oltre, e si sofferma sul fatto che il tweet sul manifesto di “Casomai” è stato ricollegato – in tutti gli articoli usciti sull’ argomento – al dipinto di Ricardo Cinalli sulla controfacciata della Cattedrale di Terni commissionato da monsignor Paglia nel 2007 e oggetto anch’ esso di una vecchia e violenta polemica a causa della nudità di molti personaggi e per l’ accusa di “omoeresia”.
“In merito a quest’ altra assurda polemica va rilevato innanzitutto che la Cattedrale di Terni non è certo l’unica chiesa al mondo in cui sono ritratti corpi nudi: basti pensare alla Cappella Sistina e ai dipinti di Michelangelo (oggetto anch’essi di censura, sì, ma cinquecento anni fa)”, si osserva. Inoltre “il dipinto non ha assolutamente nulla di ‘ omoerotico’ : si tratta di una rappresentazione tradizionale del Giudizio Universale, con la Gerusalemme Celeste in alto e le anime dannate in basso e Cristo – al centro – che tiene due reti colme di anime che porta in Paradiso”.
“Non c’ è alcun elemento che possa giustificare l’ affermazione secondo cui ‘ Cristo chiama in Cielo omosessuali, prostitute, spacciatori’ se non arbitrarie dichiarazioni e altre opere dello stesso artista in nessun modo riconducibili a quella di Terni”, si afferma ancora nella nota, e “la lettura in chiave omoerotica del dipinto è dunque tanto morbosa, infondata e strumentale quanto quella ‘ pedofila’ del manifesto di Casomai”.
“Si precisa infine che, contrariamente da quanto riportato da vari organi di stampa, il tweet oggetto della polemica non è stato rimosso né dal profilo di Vincenzo Paglia né da quello dell’ Istituto Giovanni Paolo II, ed è tuttora visibile a testimonianza della totale infondatezza della polemica”.