Sono 1.482.000 gli italiani che hanno contratto il coronavirus SarsCov2 sviluppando gli anticorpi.
6 volte di più rispetto al totale dei casi intercettati ufficialmente durante la pandemia.
Con grandi differenziazioni a livello territoriale. In Lombardia si raggiunge il picco massimo di sieroprevalenza che è pari al 7,5% un dato che è 7 volte il valore rilevato nelle regioni a più bassa diffusione come quelle meridionali dove, in generale, la sieroprevalenza è sotto l’ 1%.
E’ questa la prima mappa della diffusione del virus in Italia secondo i risultati dell’ indagine di sieroprevalenza con test sierologici del ministero della Salute e Istat effettuata a campione nel Paese tra il 15 maggio e il 15 luglio ed i cui esiti, peraltro ancora provvisori, sono stati presentati nel corso di una conferenza stampa, dal ministro della Salute Roberto Speranza e dal Presidente dell’ISTAT Gaetano Blangiardo.
La conduzione della campagna in condizioni emergenziali non ha permesso di raggiungere il numero complessivo di 150 mila soggetti come campione. Tuttavia le tecniche adottate hanno permesso la produzione di stime “coerenti”.
Si tratta di una proiezione statistica che, partendo da un campione statisticamente rappresentativo di tutta la popolazione, di 64.660 soggetti,
porta appunto a 1.482.000 gli italiani che si stima siano entrati in contatto col virus. Un’ operazione fondamentale, oltre che per avere un quadro della diffusione del virus, anche per la messa a punto di programmi sanitari al fine di prevenire future ondate pandemiche.
Il primo dato che emerge – è stato spiegato – è la grande variabilità tra le regioni e anche intraregionale: dopo la Lombardia dove si passa dal 24% di Bergamo al 19% di Cremona) , la regione con la maggiore prevalenza è la Valle D’ Aosta con il 4%. Al Sud il valore è sotto l’ 1% con la sieroprevalenza minima in Sicilia e Sardegna . Uomini e donne, inoltre, sono stati colpiti allo stesso modo dal virus, senza sostanziali differenze di genere. Meno colpiti invece bambini (1,3%) e gli over-85 (1,8%).
Quanto alle professioni, tra i lavoratori della sanità si registra la sieroprevalenza più alta (5,3%) , subito dopo ci sono gli addetti ai servizi di ristorazione (4,2%).
Sottolineato il fatto che “la trasmissione intrafamiliare è molto elevata, e il 41% tra chi ha avuto un familiare convivente è risultato positivo al coronavirus”.
Altro dato importante: gli asintomatici, che possono infettare, arrivano al 27,3%. Quindi sono molto importanti la responsabilità individuale e il rispetto delle misure di prevenzione. Quanto ai sintomi, oltre a febbre, tosse e mal di testa, alcuni sono maggiormente associati alla positività, a partire dalla perdita di olfatto e gusto.
“Il dato del 2,5% di sieroprevalenza – ha detto il Presidente Blangiardo – può sembrare piccolo ma può trasformarsi in qualcosa di problematico se non rispettiamo la prudenza. Vuol dire cioè che se incontro 20 persone, ho il 50% di possibilità di incontrare una persona positiva”.
“Il governo continuerà a muoversi con determinazione sulla linea della cautela, che – ha detto il ministro della salute Roberto Speranza – ha saputo piegare la curva. Senza le misure avremmo avuto dati di diffusione del virus molto più alti in tutta italia, incluso il Sud”.
Lo screening ha infine permesso di definire in modo più preciso il tasso di mortalità che scende al 2,5%.