I funerali di Maria Chiara Previtali si sono svolti nel pomeriggio presso la Comunità Incontro. Sono stati celebrati dal Vescovo di Terni-Narni-Amelia, Mons Giuseppe Piemontese.
Nella sua omelia, mons. Piemontese, fra l’altro, ha detto:
“La morte è sempre in agguato e noi con la nostra società l’abbiamo rimossa.
Guardiamo negli occhi la morte. Non solo la morte, che ci coglie dopo una lunga vita, ma quella che sopraggiunge inaspettata, improvvisa a causa di una malattia, della infezione del Covid-19, quella generata dalla violenza e quella che si danno con colpevole incoscienza coloro che praticano sport estremi, esperienze da sballo, stili di vita rischiosi, gli assuntori di veleni, che purtroppo sono mendicanti di gioie passeggere, che non producono felicità, ma il declino costante fisico, mentale, esistenziale, insomma una morte lenta.
Cari giovani – ha aggiuinto Mons. Piemnotese – l’aplicazione web “App Immuni” che produce felicità a buon mercato non esiste, non funziona per chi si incammina nel tunnel della droga. Tutti coloro che pensavano di incamminarsi verso la felicità con l’applicazione della droga, di qualunque natura, hanno fallito e sono andati incontro ad una fine tragica, a volte non raggiungendo nemmeno la maturità. Pensate ai tanti uomini e donne dello spettacolo, attori, cantanti famosi, atleti, figli di papà, ricchi di cose ma privi delle ragioni della vita, sena la gioia di vivere. A meno che non si sono fermati, hanno incontrato qualcuno che li ha scossi, sono rientrati in se stessi, hanno intrapreso percorsi di recupero, riabilitazione, conversione della mente, del cuore, delle abitudini.
La felicità, l’amore non si possono vendere o comprare ai vari mercati ributtanti e puzzolenti, gestiti e presidiati da disgraziati e incoscienti manovali di morte e governati da assassini senza scrupoli, che fanno leva sulla ingenuità e inesperienza di giovani e giovanissimi.
La felicità è a portata di mano ed è frutto di uno sguardo limpido, si trova nelle cose semplici, rettamente apprezzate (San Francesco: le cose semplici sono le più belle), è frutto di fatica nello studio, nel lavoro, nella vita di ogni giorno. La felicità si trova nella disposizione alla ammirazione e contemplazione della bellezza della creazione, nella relazione leale e autentica, nell’amicizia sincera ed esigente, nell’amore disinteressato e retto, nella fede e nella preghiera. Abbiamo davanti agli occhi la testimonianza di Carlo Acutis, che sabato scorso in Assisi è stato proclamato beato… felice, realizzato, che è vissuto seguendo le beatitudini. Un ragazzo come voi di 16 anni, liceale amante della scuola, dei viaggi, dello studio, abile internauta… sarebbe diventato un influencer di successo (in realtà lo è diventato visto che milioni di giovani lo ricercano e lo ammirano) se una leucemia fulminante non lo avesse portato alla morte a 16 anni.
Ancora non abbiamo finito di piangere Flavio e Gianluca, che ci ritroviamo a piangere Maria Chiara… A quante giovani vite stroncate dobbiamo ancora dire addio, quanti padri e madri inconsolabili dobbiamo provare a confortare prima che si ponga fine a questa insensata mattanza di giovani vite e all’inesorabile decadimento di una intera generazione. Ammiriamo quanti sono dediti ad un’azione preventiva, repressiva e curativa della epidemia – pandemia della droga. Ma le forze in azione non sono sufficienti. Occorre la consapevolezza dei rischi, l’energica azione educativa nelle famiglie, nelle scuole e nelle parrocchie, associazioni culturali, sportive. Noi adulti abbiamo la responsabilità di aprire prospettive reali per le giovani generazioni, prospettive impegnative e allettanti, non paradisi artificiali. Soprattutto testimoniare e donare nelle famiglie, nella società il vero amore, che è esigente e a volte da dire dei no. I giovani sanno percepirlo. E poi, un invito a sottrarre acqua alla sorgente, togliere la terra da sotto i piedi a spacciatori, grandi e piccoli mercanti di veleni, spacciati per paradisi ad ore.
E smettiamo di ingannare la gente, chiamiamo per nome le cose: la droga, di qualunque genere, di qualunque dose è veleno, fa male, uccide; le modiche quantità, l’uso personale sono inganno e portano quasi sempre ad un punto di non ritorno, oltre che essere incentivo e allettamento per giovani inesperti e ingenui. Chiediamo che chi è rivestito di qualunque autorità politica, civile, sociale, religiosa dichiari guerra alla droga senza se e senza ma.
Ma nello stesso tempo tutte le agenzie educative attivino i loro laboratori per sostenere la voglia di vivere delle giovane e giovanissime generazioni.
La nostra è una voce flebile, appena percettibile, ma abbiamo fiducia che il bene alla lunga vince sul male. Non vogliamo rassegnarci.
La nostra forza – ha concluso mons. Piemontese – risiede anche nella preghiera. Ed è ciò che facciamo questa sera”.