“E mo’ li voti, chi li porta?”. Era questa la preoccupazione di qualcuno nella sala di via Mazzini dopo che la segretaria Sara Giovannelli aveva appena letto l’elenco dei candidati al consiglio comunale per il Pd. Una lista che marca un forte rinnovamento perché ai primi, pochi nomi conosciuti se ne aggiungono altri che sono di giovani, donne e altra gente “vergine” in politica, o almeno negli incarichi. I nomi noti: Sandro Corradi e Tiziana De Angelis, per pochi mesi, dopo la buriana, assessori con Di Girolamo; Francesco Filipponi capogruppo in comune – sempre dopo la buriana – Stefano De Santis e Valdimiro Orsini, il primo consigliere uscente che ha fatto un solo mandato; il secondo super consigliere uscente dato che per lui si è derogato alla regola che non consentirebbe il terzo mandato.
Le altre, si dice, sono candidature uscite dai circoli, ossia dai terminali del Pd sul territorio. A regola di bazzica saranno allora quei circoli a portare i voti. E già sarebbero segnali positivi la chiamata alla mobilitazione, il rilancio della democrazia interna e l’apertuta verso i cittadini. Poi come va, va. Senza fare conto su pacchetti di voti, preconfezionati e la cui unica virtù è ponderale
Non tutt’oro è quello che riluce, in ogni modo. Perché mentre in passato si assisteva ad uno sgomitamento feroce per candidarsi col Pd o comunque con la sinistra, stavolta non si è ancora riusciti a riempire la lista coi 32 nomi richiesti. Ci si starà provando in queste ore. Ma l’effetto non è un granché perché non sembra trattarsi solo di disaffezione. Come spiegarsi, sennò, il fatto che non abbia presentato candidature il circolo più ricco di iscritti, ossia quello di San Giovannni-Cospea? Alla fine, per spirito di servizio, si candiderà il “reggente” Luca Traversi, se non altro per non lasciare scoperto un pezzo di città che da solo è grande come diversi comuni della provincia di Terni.
Una lista approvata sulla fiducia dall’assemblea comunale (assenti parecchi della minoranza) e con l’astensione della “minoranzina” dei “Nativi democratici” che hanno presentato qualche proposta che sarebbe stata non approvata dall’assemblea (i numeri sono numeri) ma che la segreteria non ha nemmeno considerato, forte – appunto – dei numeri a sua disposizione.
Su una cosa tutti d’accordo: il candidato sindaco Paolo Angeletti è più che degno del compito affidatogli, essendo uno che ha masticato politica negli anni Settanta, che conosce le questioni amministrative; che ha lavorato “del suo”, e che vanta competenze tecniche di livello. Se i candidati facessero una corsa al “Casagrande” solo tra loro, avrebbe parecchie possibilità di strappare il filo di lana, nonostante l’età.
Ma non si corre da soli. E questo Pd continua a sorprendere innescando polemiche interne feroci persino in una fase così delicata. Forse tutto nasce da un eccessivo bizantinismo, o forse dal fatto che la società civile diventa sempre più incivile, malpensante. Perché in ogni parola, in ogni atto compiuto dall’avversario si considera – da parte di tutti – che sia nascosta una convenienza sconveniente? Sembra aver ragione Maria Cristina Di Francesco, una della minoranza, che è intervenuta sollecitando tutti a ricordarsi che comunque “questo è un partito che ha una dignità e nessuno deve dimenticarlo. Nessuno di noi”.