“Pesanti cali di fatturato, mancanza di liquidità e difficoltà ad accedere a nuove linee di credito. Per le imprese umbre è questo il triste bilancio al termine del primo anno di pandemia da Covid-19. Quel che è peggio è che le previsioni per i primi mesi del 2021 non lasciano troppe speranze su un’inversione di tendenza e molte imprese non sono in grado di elaborare nuove strategie per riposizionarsi. Perciò è necessario intervenire con urgenza, oltre che sul sostegno agli investimenti, anche nella facilitazione per l’accesso al credito per garantire la continuità lavorativa delle aziende in difficoltà.”
Roberto Giannangeli, direttore di CNA Umbria, è preoccupato dal consuntivo 2020 degli effetti economici della pandemia sanitaria, certificati anche dall’ulteriore indagine condotta insieme al centro studi Sintesi che, nei giorni scorsi, aveva già fornito dati drammatici su Pil, investimenti, esportazioni e occupazione.
“Oltre il 70% delle imprese umbre nel 2020 ha visto calare il proprio fatturato – puntualizza Giannangeli -, rispetto al 20% che non ha rilevato variazioni e a solo l’8% che ha registrato un aumento. Tra chi ha visto il fatturato scendere, oltre la metà ha registrato un calo oscillante tra il 10 e il 50%, imputabile per la maggior parte al crollo della domanda conseguente alle restrizioni adottate per contenere il contagio da Covid-19. Una contrazione che più del 65% delle imprese prevede sarà confermata anche per i primi mesi del 2021. Senza contare che l’introduzione della zona rossa per tutta la provincia di Perugia e per alcuni comuni del Ternano assesterà un ulteriore colpo alla già scarsa domanda. È comprensibile, quindi, che allo stato attuale la percentuale di imprese umbre intenzionate a investire nel 2021 arrivi appena al’8%.”
Il calo dei fatturati ha provocato nelle imprese una diffusa mancanza di liquidità, favorita anche dall’aumento del costo delle materie prime e dei semilavorati provocato dalla riduzione dei rapporti commerciali con l’estero.
“Ben il 70% delle imprese ha denunciato una mancanza di liquidità nel 2020, a cui in molte hanno cercato di sopperire, laddove possibile, intervenendo sui tempi di pagamenti verso i fornitori, oppure con nuovi prestiti bancari o l’immissione di capitali accantonati. La moratoria sui mutui, tuttora in corso, ha rappresentato sicuramente una boccata di ossigeno. Ma, come era già successo con la crisi economica iniziata nel 2008 e proseguita per un decennio, anche in questa circostanza purtroppo è emersa una crescente difficoltà di accesso a nuove linee di credito che ha interessato trasversalmente le imprese di ogni settore e dimensione.”
Non va meglio sulle strategie di contrasto che le imprese intendono adottare per fronteggiare la situazione.
“Oltre il 42% delle imprese non ha alcuna strategia su come contrastare gli effetti economici negativi provocati dalla pandemia, semplicemente perché legato a una domanda interna stagnante. Poi c’è un 12% che sta cercando di reagire attraverso un ampliamento dei canali di vendita e modificando i metodi di fornitura e consegna: sono quelle imprese per le quali la digitalizzazione e l’introduzione dell’e-commerce stanno facendo una grande differenza. Altre imprese (l’11%) stanno riorganizzando i processi produttivi o gli spazi commerciali, mentre un altro 10% di aziende sta studiando nuovi prodotti o servizi attraverso l’introduzione di nuovi processi produttivi.”
Purtroppo, arriva quasi al 10% la percentuale di imprese intenzionata a ridurre il numero di dipendenti.
“In questa situazione la nostra associazione è pronta a lavorare insieme alle istituzioni regionali, alle altre associazioni di categoria e alle forze sociali, per trovare percorsi innovativi condivisi tesi a facilitare l’innovazione di tutte le imprese che hanno già individuato una propria strategia aziendale e per sostenere la concessione di nuova liquidità alle imprese in difficoltà. Il primo passo da fare resta comunque la definizione di un processo che ci porti ad uscire dalla pandemia sanitaria il più presto possibile o, in alternativa – conclude il direttore di Cna Umbria -, ad adottare un percorso che renda possibile alle imprese lo svolgimento dell’attività lavorativa, anche attraverso l’introduzione di misure di sicurezza sanitaria più stringenti e maggiori controlli.”