A nessuno importa gestire il patrimonio culturale e sportivo oltre che ambientale di Narni: il Comune aveva fatto un bando apposito, scaduto in questi giorni, per cercare imprenditori interessati. Niente di niente. Certo, non ha aiutato la pandemia, che ha limitato qualsiasi voglia imprenditoriale ma pensare di mettere in pratica un’idea brillante come il confezionare in un tutt’uno, la biblioteca comunale, il museo della città e del territorio, la Rocca Albornoz, il complesso di San Domenico, il teatro Manini, il servizio di accoglienza e promozione turistica, rimane un’idea velleitaria. E infatti nessuno si è presentato alla scadenza del bando.
La delusione è stata cocente anche se l’epilogo era scontato agli osservatori del settore: i numeri messi sul quaderno (dei sogni) erano consistenti e parlavano, in sei anni, tanto era la prevista durata del bando, di circa sette milioni di ricavi. Entrate decisamente sovrastimate, per un conto economico in bilico ed incerto. Sergio Bruschini, consigliere comunale lo ha puntualmente rilevato: “Il progetto deve essere più calato nella realtà locale, coinvolgendo anche gli operatori del territorio ove ci sono delle professionalità da coinvolgere”.
Tra l’altro l’unica società in netto attivo in questo tipo di settore è Subterranea, l’associazione guidata da Roberto Nini, che magistralmente porta avanti i sotterranei di San Domenico. Forse si dovrebbe partire proprio da loro, almeno per una parte del patrimonio, quello che è più consono, come il Museo e la Rocca e magari lasciando il Teatro a personalità importanti come Germano Rubbi. La ristorazione poi dovrebbe essere l’ultimo dei problemi per la grande professionalità nel narnese: la collaborazione poi dovrebbe essere trovata tra di loro.
Così una delusione però solo per chi aveva pensato in maniera poco realistica. Ma a Narni il Comune ha sempre avuto questo vizio di fondo dal momento che è “recidivo”: aveva pensato di dare in gestione, in momenti separati, sia il castello di San Girolamo che la Rocca. Nessuno dei due complessi ha mai visto un imprenditore interessato e il Comune ha dovuto sempre mettere le mani al portafogli e ripianare le spese di manutenzione.