Sono 3561 i tamponi eseguiti nella Regione Umbria da quando si è diffusa con grande rapidità l’infezione da Sar-CoV2, responsabile della malattia che tutti abbiamo imparato a conoscere come CoVid 19.
Il Laboratorio di Microbiologia, individuato come quello di riferimento regionale, diretto dalla Professoressa Antonella Mencacci analizza in media tra i 300 e i 350 tamponi al giorno, che provengono sia dal territorio che dagli ospedali della USL Umbria 1. Il laboratorio, che naturalmente garantisce la risposta anche per tutti i pazienti che sono ricoverati al Silvestrini inoltra la risposta entro le 4 del mattino dopo.
“Da metà marzo – spiega la dottoressa Maria Donata Giaimo, che fa parte dell’Unità strategica di raccordo per l’emergenza Coronavirus, attivata nell’ambito della Task Force regionale – la Regione ha ritenuto di allargare la rete dei laboratori con il Dipartimento di diagnostica di laboratorio e immunostrasfusionale dell’Azienda Ospedaliera di Terni e con l’Istituto Zooprofilattico delle Regioni Umbria e Marche, già individuato dal Ministero con la circolare del Ministero della Salute n°7922 del 9.03.2020”.
Attraverso i tamponi orofaringei in pazienti sospetti di avere l’infezione, perché presentano sintomi come febbre, tosse, congiuntivite, cefalea viene cercato il virus: questa attività diagnostica non si basa sull’utilizzo di Kit commerciali, ma su una metodica approvata dall’Istituto Superiore di Sanità e non alla portata di qualunque laboratorio.
“Il coronavirus è un virus completamente nuovo, che ha trovato gli esseri umani indifesi dal punto di vista immunitario – spiega la dottoressa Giaimo – altamente contagioso, di conseguenza l’infezione si propaga con grande facilità tra le persone”.
“Il tampone deve essere effettuato solo sui pazienti che presentano sintomi, con l’obiettivo, non solo di confermare la diagnosi, ma anche e soprattutto, per rintracciare tutte le persone che nelle 48 precedenti l’insorgenza dei sintomi sono state in contatto con il paziente positivo. Per questa ragione – continua Giaimo – i soggetti senza sintomi non dovrebbero fare il tampone, perché un tampone negativo non esclude che la persona a cui viene eseguito abbia una carica virale ancora talmente bassa da non permettere ai test di rilevare il virus. Un tampone negativo quindi, non esclude l’infezione ed è perciò necessario un secondo tampone dopo 24 ore”.
La dottoressa Giaimo spiega che, “dal momento della comunicazione di un caso sospetto ai servizi territoriali da parte del medico di medicina generale o degli operatori del NUS, il paziente viene contattato e preso in carico dai medici dei Servizi di Igiene e Sanità Pubblica che, se necessario, programmeranno il tampone entro le 24 – 36 ore”.
“Le Usl – aggiunge la dottoressa Giaimo – stanno facendo uno sforzo enorme per seguire nel migliore dei modi i pazienti sintomatici in isolamento cercando di non trascurare nessuno. Stiamo lavorando per rafforzare le squadre di sorveglianza in tutti i territori per far sì che i pazienti siano contattati e monitorati due volte al giorno. Entro la settimana partiranno anche le unità speciali di medici che svolgeranno attività di monitoraggio telefonico e di visita ai pazienti positivi in quarantena nel proprio domicilio”.