5 marzo 1962 ovvero un giorno triste di 60 anni fa in cui si registrò quel terribile incidente in cui perse la vita il cavaliere d’acciaio, Libero Liberati.
Sono passati 60 anni ma l’affetto dei ternani verso il campione del mondo, titolo conquistato nel 1957, è rimasto lo stesso anche se qualche manifestazione ufficiale in più per ricordarlo coinvolgerebbe maggiormente le giovani generazioni che non lo hanno conosciuto se non per i racconti dei loro nonni.
E Terni in Rete come ogni anno vuol ricordarlo con il pezzo che segue proprio per tramandare il ricordo di quello che per i ternani, ma non solo, è stato un mito che ha conosciuto la morte mentre si stava allenando per tornare alle competizioni mondiali con la sua tanto cara Gilera, la casa di Arcore che aveva abbandonato il mondo delle corse dopo la conquista del mondiale di Libero
Umile, semplice, ma con una passione per i motori che dimostra già da piccolo lavorando come meccanico nell’officina di Giulio Allegretti.
Ed è proprio per l’intuizione di quest’ultimo che Libero inizia a correre facendo l’esordio nella gara in salita Fontivegge-Perugia.
La sua bravura non sfugge ad un signore di Civita Castellana, un tal Brunelli, che gli mette a disposizione per correre una Guzzi Condor con cui Libero comincia ad ottenere le prime soddisfazioni, i primi successi.
E’ la città di Terni ed i ternani che, intuito il grande talento di Libero decidono di fargli un regalo. E che cosa meglio di una moto? Una Guzzi Dondolino. E grazie anche all’interessamento del locale Moto Club.
E lui ripaga tutti con vittorie su vittorie convincendo anche quei pochi scettici ternani che non credevano nel talento del giovane Liberati.
Negli anni successivi sostituì il Dondolino con una Gilera e, recatosi ad Arcore per alcuni pezzi di ricambio, conobbe il commendator Gilera che, intuito il talento del ragazzo ternano, gli fece provare la Gilera quattro cilindri sul circuito di Monza.
E’ qui che Libero Liberati stupisce tecnici e meccanici che cominciano a stimarlo e a credere ciecamente nelle sue potenzialità tanto che nell’anno successivo la Gilera lo fa correre nel motomondiale nelle prove in programma in Olanda, Svizzera e Spagna.
Intanto in Italia miete successi e nella classe 500 alla fine della stagione è vice campione italiano.
E’ nel 1956 che con la sua Gilera inizia a sbaragliare la concorrenza in Italia ed anche nel motomondiale i più titolati cominciano ad accorgersi del suo valore. Se ne accorge, soprattutto a Monza, Geoffrey Duke nella classe 500.
Liberati dopo aver vinto magnificamente nella 350 ingaggia un duello con Duke davvero entusiasmante e solo l’ordine arrivato dai box consente all’inglese di precedere il ternano sul traguardo.
E’ l’anticamera della sua esplosione: la Gilera nel 1957 lo fa correre quasi esclusivamente nelle prove mondiali e già al primo gran Premio è un successone. Liberati domina la classe 350 ma a pochi chilometri dal traguardo scivola e si procura un guaio ad un piede che avrebbe potuto escluderlo, come consigliato dai medici di turno, dalla successiva gara delle 500.
Lui, però, è un combattente, vuole arrivare in alto e dopo una fasciatura rigida prende il via e domina, vincendola, la corsa ad oltre 200 km di media.
Conclude la sua esaltante stagione, fatta di prestigiose vittorie, al Gran Premio delle Nazioni di Monza. Dopo un iniziale duello con Surtees, Liberati vince con grande autorevolezza e con grande classe aggiudicandosi il titolo di Campione del Mondo della classe 500. Sulle ali del successo la Gilera lo manda in tournée in Argentina ed in Uruguay dove anche lì dimostra il suo valore ed il suo talento.
Ormai Libero è un campione straordinario ed anche i suoi avversari gli riconoscono delle doti straordinarie in sella alla moto. Il destino, però, gli gioca un brutto scherzo: la Gilera, infatti, si ritira dalle corse nel 1957 appiedando il nostro campione che viene, però, contattato da altre case, tra cui MV AUGUSTA, ma lui, ammaliato dalla Gilera ed in più perché non voleva tradire chi gli aveva permesso di conquistare il titolo mondiale, ovvero il cav. Gilera, rinuncia l’offerta ed un ingaggio stratosferico.
Anche perché confidava in un ripensamento del cavaliere che, però, non arrivò.
E così torna alla sua moto privata ma i risultati non sono eccellenti perché non poteva competere con mezzi troppo più veloci. Nel 1959 accetta di correre nella classe 250 con la Moto Morini ma la cilindrata non gli si adatta ed in più ci mette lo zampino anche la sfortuna.
Nel 1960 corre ancora con la sua Saturno che con la sua competenza di meccanico porta a livelli di rendimento accettabili anche in sole due corse ottiene piazzamenti discreti. Ad Imola conquista il sesto posto e a Cesenatico il terzo.
Nel 1961 con il ritiro della MV il campionato italiano appariva più equilibrato ma a mettere i bastoni tra le ruote a Liberati arriva la Bianchi con Ernesto Brambilla. Liberati poteva anche farcela a conquistare il titolo italiano nelle 500 ma la Bianchi, avvertito il pericolo di non farcela, affianca Brambilla con Grassetti con lo scopo di proteggere la prima guida.
Ma il chiodo fisso di Libero Liberati è di aspettare il ritorno di Gilera alle corse. Aspetta inutilmente e decide, alla fine, di affrontare una nuova annata sportiva con la sua Saturno. Purtroppo, però, mentre stava allenandosi per prepararsi al meglio una scivolata, a Cervara, lo porta a sbattere contro la roccia.
Non ci fu niente da fare. Il 5 marzo del 1962 Liberati morì sulla curva di Cervara lasciando nel dolore una città intera, una città che lo ha amato e continua ad amarlo non solo per i suoi successi sportivi ma anche per la sua modestia e per la sua semplicità. La celebrità, infatti non l’aveva cambiato. Libero Liberati era quello che ai ricevimenti ed alle feste in suo onore preferiva la famiglia o la partita a carte al bar Rossi, a Città Giardino, con i suoi inseparabili amici, tra cui Aldo Coccetta ed Elvino Rapanelli, depositari di storie ed aneddoti straordinari del grande Libero.
Un mito per noi ternani, ma non solo!
nella foto, con il n.28 Libero LIBERATI affiancato dal Geoffrey Duke