“Quest’anno abbiamo deciso di dedicare l’8 marzo alla memoria di Barbara Corvi, lo facciamo anche all’indomani dell’iscrizione di Barbara Corvi nell’elenco delle oltre mille vittime innocenti di mafia, avvenuta il 21 marzo dello scorso anno e lo facciamo anche per tenere sempre acceso un faro su una vicenda che ha colpito il nostro territorio e che rischia di rimanere insoluta e di non riuscire ad arrivare alla verità. Riteniamo che Barbara sia rimasta vittima di un femminicidio , aggravato dal metodo mafioso”.
A dirlo è stata Barbara Silvestrini del Coordinamento donne della CGIL presentando l’evento di ieri pomeriggio organizzato dalla CGIL, “Dov’è Barbara Corvi?” al quale hanno partecipato anche Mascia Dionisi e Monica Corvi del Comitato Barbara Corvi, Celeste Logiacco segretaria generale della CGIL di Gioia Tauro, Raffaella Chiaranti dell’associazione Libera di Terni e Lara Ghiglione sindacalista della CGIL e autrice.
“Stiamo portando avanti la ricerca della verità ormai da quasi 13 anni – ha detto Mascia Dionisi – 13 anni fa , infatti, in pochi minuti, la vita di Barbara , una donna appartenente alla nostra comunità, è scomparsa in un buco nero diventando una vita sospesa. il posto che era occupato da una madre, da una figlia, da una moglie , da una sorella, da un’amica, è stato colmato soltanto da un tempo di attesa, un’attesa molto lunga , una attesa di verità e giustizia che stiamo ancora aspettando. Un’attesa di profondo dolore che non si può evitare né si può cancellare. E’ un dolore che esiste – ha aggiunto la Dionisi – non basta fare come niente fosse successo e la vita possa continuare come prima perché la vita, da quel 27 ottobre 2009, non è più come prima, soprattutto per la sua famiglia. Non basta neanche pensare di poter voltare pagina, non basta imporsi di non pensarci perché quel vuoto rimane lì , è una ferita profonda. La ferita profonda della scomparsa di Barbara è ancora più dolorosa, se vogliamo, perché di lei non ci è dato avere nemmeno una certezza, anche se la più terribile che possiamo pensare. Quello che possiamo fare ancora – ha concluso Mascia Dionisi – è tenere accesi i riflettori con iniziative e gesti concreti su questa storia che ci appartiene come concittadini di Barbara che non vogliono accettare l’idea che qualcuno possa impedire ad un’altra donna di essere libera di vivere.”
Nel suo intervento Raffaella Chiaranti dell’associazione Libera di Terni ha sottolineato “la compostezza e la dignità che contraddistingue la famiglia di Barbara Corvi” che ha deciso di condividere il proprio dolore, non di viverlo privatamente “per mettere insieme una serie di storie che, purtroppo, si assomigliano”.
“Non accettiamo – ha aggiunto la Chiaranti – che l’inchiesta su Barbara Corvi venga archiviata, va riaperta. Barbara era la cognata di Angela Costantino, altra vittima innocente delle mafie, per la quale il percorso giudiziario è terminato. Ci sono dei condannati, sono stati individuati mandante ed esecutore. Ci sono in questo caso delle analogie fortissime con il caso di Barbara”.
“Io sono ancora qui a dire che noi non ci arrendiamo, cerchiamo ancora la verità perché non abbiamo mai creduto e mai pensato che nostra sorella si sia allontanata volontariamente. Le vicissitudini , purtroppo, sono lunghe e dolorose, noi siamo qua, aspettiamo che arrivi la verità, prima o poi , la speranza è sempre l’ultima a morire”. Queste sono le parole utilizzate da Monica Corvi, sorella di Barbara, nel suo breve intervento di saluto e di ringraziamento.
Per la scomparsa di Barbara Corvi è stato indagato suo marito Roberto Lo Giudice il quale è stato anche arrestato per ordine della Procura di Terni, il 30 marzo 2021. In carcere c’è rimasto 23 giorni perché poi il Tribunale del Riesame lo ha rimesso in libertà. La stessa Procura di Terni ha presentato ricorso in cassazione contro il provvedimento del Riesame, ricorso che è stato respinto. Roberto Lo Giudice si è sempre dichiarato innocente.