Sembra non esserci case a Narni, per le famiglie ucraine in fuga dalla guerra. Per loro non si è aperto nessun “mercato”, almeno sino ad ora, anche perché soprattutto il centro storico è “inflazionato” dagli studenti che hanno saturato qualsiasi posto per dormire. Alla fine una sola famiglia, una donna con bambini, è rimasta, ospite in casa di amici.
Lo racconta Olga, la dinamica imprenditrice, che gestisce un negozio in Piazza Garibaldi, un emporio molto seguito. Lei ha preso naturalmente le redini del movimento di aiuti, che ha indirizzato verso un orfanotrofio nei pressi di Mariupol, che manca di tutto.
“C’è da dire che c’è la fila davanti al negozio per sapere quello che possono portare. Abbiamo visto pure qualche cittadina russa che risiede a Narni, pronta a dare spazio alla propria sensibilità, come a dimostrare che la guerra è vista con drammaticità, al di là della propria nazione”.
Intanto don Sergio, parroco del Duomo, ha messo a disposizione un locale dove vengono ammassati tutti gli aiuti raccolti.
“Poi siamo in grande collaborazione con una associazione ucraina che fa base a Terni – dice ancora Olga – e che sposta nella nostra patria tormentata grandi quantità di aiuti. Quello che rimane lo disponiamo insieme alla Caritas ed anche al vicesindaco Marco Mercuri, che ha partecipato dal primo momento alla raccolta di aiuti”.
Olga spinge perché si trovi una qualche soluzione agli appartamenti, pure un po’ decentrati ma che possano ospitare donne con bambini, quelle che ce l’hanno fatta ad allontanarsi dalla guerra. Lo sa che non sarà facile, che qualche organizzazione è farraginosa e che non è snella “perché il bisogno è ora”.