Nell’ambito della XLVIII edizione della Giostra dell’Arme viene proposto un evento artistico che ha avuto il patrocinio del Ministero per i Beni Culturali e il Turismo e l’Accademia Nazionale di San Luca perché riguarda la riproposizione di un’artista umbra che ha fatto parte, insieme a poche altre in Italia, del Futurismo, il movimento d’avanguardia di Filippo Tommaso Marinetti. Leandra Angelucci Cominazzini (Foligno, 1890- 1981), nella ricorrenza del quarantesimo dalla scomparsa, viene presentata in anteprima con un numero di opere adeguato agli spazi di Palazzo Vecchio e della Galleria degli affreschi di Palazzo Santacroce (sezione delle arti applicate) da poco restaurata, del Grand Hotel San Gemini. Da novembre, con oltre cento opere, la mostra sarà aperta a Palazzo Trinci di Foligno, la città natale dell’artista, prodotta da COOP culture.
L’Angelucci Cominazzini esordisce come paesaggista verso la metà degli anni Venti, ma si dedica subito all’artigianato artistico brevettando gli Arazzi Hispellum, riprendendo un’antica tradizione delle donne di Spello di tessere con tessuti di scarto. Con questa produzione dai soggetti classico e bizantineggianti ebbe molto successo di vendite e premi in Itala e all’estero. Ma covava in lei il desiderio di rinnovamento che trovò nel Futurismo al quale aderì verso la fine dei Venti. Accolta da Marinetti, partecipò per tutti i Trenta e primi Quaranta, a Biennali di Venezia, Quadriennali di Roma e molte altre mostre.
Inizialmente suggestionata dall’aeropittura di Dottori, ben presto trova una sua specificità di poetica e di linguaggio declinando gli sviluppi futuristi degli anni Trenta in senso onirico-surreale, al limite del visionario, accedendo, dopo la fine storica del Futurismo nel 1944, a sviluppo sul dinamismo degli astri nell’ambiente del cosmo.
Versatile e curiosa, si dedicò, oltre alla pittura e alla tessitura, i cui motivi rinnovò in senso moderno nella seconda stagione, alla ceramica, alla pittura su vetro e su mattonelle, ma anche a mobili d’arredo, abbigliamento femminile e alle ambientazioni.
Curata da Massimo Duranti (che nel 1983 curò la prima antologica e la monografia con E.Crispolti) e da Andrea Baffoni, coordinata da Piero Zannori, la mostra è corredata da un catalogo con testi, oltre che dei curatori, di Domenico Cialfi, Emanuela Cecconelli, Lucia Bertoglio, Giuseppe Angelucci, Flaminia Angelucci e Marta Angelucci, la riproduzione di tutte le opere sposte a San Gemini e Foligno e ampi apparati di Antonella Pesola con un’inedita cronologia e un’aggiornata bibliografia.
L’inaugurazione si terrà sabato 25 settembre alle ore 18.30, è necessario il green pass.