È ripartita dopo diciotto giorni di fermo,quelli necessari per superare la fase acuta del coronavirus. Da ieri l’Alcantara la più grande fabbrica chimica del Centro Italia ha fatto riaprire le proprie linee di produzione. Sì , riparte la grande “pezza”, che porta il nome della società ma si sta avviando anche la produzione di mascherine, delle quali si sta studiando l’industrializzazione e in via di certificazione presso l’Istituto Superiore di Sanità. Ma la preoccupazione industriale era dello “svuotamento” del magazzino e quindi tutto il prodotto andrà a reintegrarlo.
Comunque si sta predisponendo un servizio di controllo all’avanguardia in modo che i dipendenti siano sottoposti a verifiche della propria salute, tutto in pieno accordo con le Rsu.
Pur facendo parte di quelle aziende autorizzate a continuare l’attività anche dopo il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri emanato il 23 marzo 2020, l’azienda aveva scelto di fermare temporaneamente la produzione. 18 giorni di stop che hanno consentito di mettere a punto un programma per riaprire i cancelli in sicurezza. La chiusura dello stabilimento, fu dettata dalla necessità di garantire prima di tutto la salute del personale negli ambienti di lavoro, che sono stati nel frattempo sanificati. La riapertura di ieri, viene incontro all’esigenze di ripristinare gli stock a magazzino che si erano ridotti “a livello di guardia”, per poter soddisfare i clienti di tutto il mondo, che riceveranno i rotoli di materiale che serviranno a produrre interni di automobili, mobili di design, cover per oggetti elettronici, abbigliamento e tutte le molteplici applicazioni di un materiale unico e versatile.
“La ricetta a cui sta lavorando Alcantara, di concerto con la Regione e con le rappresentanze dei lavoratori – spiega una nota dell’azienda – dovrebbe trovare attuazione a giorni e prevede che periodicamente tutti vengano sottoposti ai test rapidi, per individuare se il soggetto sia contagiato, o se anche solo possa essere un asintomatico in grado di contagiare. Per i casi sospetti si prevede l’effettuazione del tampone. Ad oggi questa è la modalità operativa adottata non solo in Italia ma in tutto il mondo per gli ospedali ed è anche il sistema applicato nelle fabbriche cinesi dopo l’apertura post COVID 19. Questa soluzione che prevede controlli sanitari specifici continui, metterebbe inoltre al riparo l’azienda da eventuali chiusure repentine dovute al rischio di contagio nel caso un dipendente si ammalasse dopo la riapertura, costringendo la fabbrica ad un improvviso e costoso fermo. Inoltre il controllo sanitario puntuale, in un territorio come quello umbro, di qualche centinaio di cittadini potrebbe evitare anche il sorgere di focolai inaspettati anche fuori dalla fabbrica.
A questi controlli, che verrebbero attuati a cura dell’azienda, si sommerebbero, ovviamente l’obbligo di utilizzo di DPI, l’aumento delle distanze di sicurezza, la sanificazione periodica degli spazi e quotidianamente, all’ingresso dello stabilimento, che venga misurata la temperatura al personale.
Alcantara ha inoltre realizzato alcuni prototipi di mascherina, di cui si sta studiando proprio in questi giorno a Nera Montoro l’industrializzazione. Questi prototipi sono ancora in via di certificazione presso gli Istituti competenti, e se e quando sarà possibile produrle, sarà un altro validissimo motivo per riprendere subito a lavorare in questa nuova produzione a pieno regime.”
«Misure di contenimento e di distanziamento sociale, come appare evidente, andranno avanti ben oltre il mese di aprile. La gestione emergenziale non sappiamo quanto potrà durare, ma non può prevedere il fermo totale “tout court” per il medio e lungo periodo – spiega Andrea Boragno, presidente di Alcantara – Oltre al diritto alla salute di tutti i cittadini e lavoratori, bisogna comprendere che misure e protocolli di sicurezza, ad oggi condivisi con le rappresentanze sindacali e con Confindustria, ci accompagneranno molto a lungo”.
Intanto la RSU di stabilimento è stata convocata dall’azienda per importanti novità sul fronte prevenzione e contagio covid 19. L’azienda sta intraprendendo una azione importante sotto questo aspetto visto che sarà la prima in Umbria a richiedere per tutti i propri dipendenti un Test rapido sierologicio. Tutti i dipendenti sono liberi di scegliere se effettuare o meno tale Test, ma ovviamente se questo non avvenisse, per l’intera comunità lavorativa questo sarebbe di valore nullo. Chi non si sottoporrà al Test sarà messo in permesso NON retribuito senza poter entrare in azienda fino alla fine dell’emergenza.