Il direttore dell’ispettorato nazionale del lavoro, Massimo Pennesi e il Presidente dell’osservatorio nazionale amianto, Ezio Bonanni, sono stati ascoltati , ieri mattina, in seconda commissione regionale, sulla questione amianto ”
un tema che riguarda molti lavoratori umbri esclusi da benefici e risarcimenti, a differenza di quanto previsto in altre realtà. In Umbria sono stati rilevati 137 edifici pubblici da bonificare. L’obiettivo condiviso è una legge regionale per implementare le attuali normative nazionali.”
Dal punto di vista industriale, le tre aree di concentrazione di amianto nei posti di lavoro più importanti
sono: le Officine GR di Foligno, la Thyssenkrupp di Terni, la Sgl Carbon di Narni.
“Negli ultimi mesi – ha spiegato Massimo Pennesi- a livello nazionale c’è stata una ripresa del contatto con le istituzioni governative su questo tema, perché a fronte del piano nazionale dell’amianto, documento faticosamente messo a punto negli anni passati (primi mesi del 2013), in realtà l’attenzione nella fase attuativa si è sostanzialmente allentata. A maggio, su forte spinta delle associazioni, anche a livello di Governo è stato costituito un comitato interistituzionale, composto da tutte le amministrazioni ed allargato al coordinamento tecnico delle Regioni e ad altre rappresentanze. La Presidenza del Consiglio ha quindi costituito questo organismo politico, oltre ad un altro di tipo tecnico per affrontare problematiche specifiche. Siamo in attesa della richiesta delle designazioni dei vari rappresentanti. È in ripresa quindi l’interesse sul tema amianto, sia dal punto di vista ambientale, di tutela delle vittime, sia rispetto ai benefici pensionistici. La situazione umbra – ha aggiunto Pennesi – prevede una mappatura sull’amianto. L’Arpa regionale ha effettuato una serie di interventi per la mappatura completa degli immobili ad uso pubblico con problemi di contaminazione. In questi anni sono state portate a termine diverse bonifiche, seppure con difficoltà visti gli alti costi degli interventi. Per quanto attiene la Thyssen, il riconoscimento dell’amianto a livello ambientale, ha riguardato la realtà di Torino. Il riconoscimento deriva da un atto di indirizzo ambientale ministeriale
(2001-2002) che considerava la realtà produttiva di Torino, ma non quella di Terni. Gli atti di indirizzo nascono come strumento para-normativo, che fungono da indirizzo per l’Inail, soggetto chiamato ad emettere certificazioni riguardo alle esposizioni. Tutto ciò in relazione a pratiche sollevate in tavoli ministeriali coordinati dal sottosegretario competente ai quali partecipavano le parti sociali che sottoponevano al ministero i siti e le mansioni da prendere in considerazione per le esposizioni. L’unica questione sottoposta al Ministero riguardava soltanto Torino. Il ministro Poletti si era reso comunque disponibile a riconsiderare la questione Thyssen relativamente a Terni”.
Ezio Bonanni ha rimarcato come “di fatto l’Umbria è stata discriminata rispetto alle altre regioni, per una scelta politica e sindacale. Il ministero del Lavoro ed il Ministro hanno l’obbligo giuridico, oltre che il dovere morale, di trattare tutti i lavoratori allo stesso modo, sia per quanto riguarda la tutela della salute che pensionistica. Affermare che nella Thyssen di Torino c’è stato amianto fino al 2003, mentre in quella di Terni fino al 1992, significa anche sottrarre ai lavoratori la prevenzione e farli lavorare ancora molti anni in più su luoghi di lavoro esposti all’amianto.
Questa scelta politico-sindacale e la mancanza di applicazione del principio di uguaglianza – ha sottolineato Bonanni – è una violazione gravissima che incide anche sulla salute. E questo vale anche per altri siti umbri, come le Officine GR di Foligno e la Sgl di Narni e circa altri 150 siti da noi censiti. C’è stata quindi esposizione e mancanza di controllo sanitario. Il Ministero non può rispondere soltanto su sollecitazioni del sindacato, ma deve intervenire a prescindere, deve trattare tutti allo stesso modo e correggere l’atto di indirizzo integrandolo, aggiungendo i siti lasciati fuori.
Le Regioni dovrebbero evidenziare al Ministro – ha concluso Bonanni – che nell’atto di indirizzo emanato nel 2001 c’è questa dimenticanza e che i lavoratori umbri non possono essere discriminati. Noi chiediamo l’applicazione di una legge dello Stato, di un diritto democratico imperniato sulla salute. È necessaria una normativa uniforme, a livello regionale, sulla sorveglianza sanitaria”.
Sulla quesione amianto c’è stata anche una presa di posizione di CGIL,CISL e UIL, di Terni:
“Le organizzazioni sindacali, da sempre impegnate per la tutela dell’ambiente e in particolare per quanto riguarda le condizioni dei luoghi di lavoro, ritengono essenziale una verifica, da parte degli organismi competenti nelle aziende interessate, per quanto riguarda le problematiche inerenti all’amianto.
Ovviamente, come in passato, Cgil, Cisl e Uil porranno in essere ogni azione nelle sedi opportune, per ottenere, in presenza dei presupposti, provvedimenti in grado di supportare i lavoratori interessati per quanto riguarda gli aspetti previdenziali e della tutela della salute.
Del resto – conclude la nota sindacale – gli uffici vertenze delle nostre organizzazioni sindacali stanno svolgendo attività di tutela sia per quanto riguarda gli aspetti contributivi, sia per quanto riguarda le azioni risarcitorie per malattie professionali conseguenti all’esposizione all’amianto.”