Questa è la terza ed ultima parte dei racconti dal mondo del dolore, dal reparto oncologia dell’ospedale di Terni. Più precisamente dall’Ufficio Operativo.
In questo ufficio lavorano persone, i DATA MANAGER, come intermediari tra il dipartimento di Oncologia e le case farmaceutiche nella sperimentazione di nuovi farmaci chemioterapici ed immunoterapici.
Nel testo sono descritti nascosti e compressi perché lavorano in una stanza piccola e distaccata dal reparto, quindi hanno poco contatto con il resto del personale e i pazienti ricoverati.
La cellula tumorale, dalla quale origina il tumore, si differenzia da una normale cellula in quanto il processo di riproduzione cellulare è più rapido. Si riproduce, dividendosi, in maniera incontrollata e solitamente si dividono con frequenza maggiore del normale.
La funzione di alcuni chemioterapici è quella di bloccare questo processo accelerato di riproduzione, partendo anche alla base, ovvero dalla sintesi del DNA.
Si è pensato di associare il tema del tramonto, la fretta della nostra società e la cellula tumorale per creare il motto, la motivazione che porta ogni giorno a lavorare a contatto con il paziente oncologico e, nel caso dei data manager, nel continuare a dare un contributo alla RICERCA.
Ringraziamo Jacopo Bonanni e la Dottoressa Claudia Mosillo.
Componenti Ufficio Operativo: Sara Migliosi, Agnese Isori, Fabio Vincenti, Gianni Ciccarese, Eleonora Morichetti.
Ciao,
fu così che attraverso una porta volutamente lasciata aperta, un paziente oncologico vide un gruppo di persone in una stanza. Al personale del reparto adiacente chiese: “Ma questi chi sono?!” – Il personale rispose: “La porta è aperta. ENTRA E CHIEDI! Loro, come noi, sono qui per te!”
Nascosti e compressi, qui dentro svolgono la loro attività i DATA MANAGER o STUDY COORDINATOR. Sono una figura lavorativa che racchiude un gruppo di persone fondamentali nel lavoro della RICERCA in campo oncologico.
Lavorare per la ricerca e nella ricerca, contribuendo alla possibilità di dare nuove e concrete opportunità ai pazienti oncologici, è motivo d’orgoglio e d’impegno. Perché a tutti occorre una motivazione che fa da spinta. La nostra prende forza dall’incontro tra il tramonto ed una cellula tumorale.
STORIA DI UN INCONTRO TRA UN TRAMONTO ED UNA CELLULA TUMORALE
Un giorno un infermiere di un reparto di oncologia confidò ad un medico oncologo l’idea di spostarsi verso le zone di mare per praticare la sua attività sportiva preferita, lontano dal freddo invernale dell’entroterra.
Nell’attuare ciò venne da se, al termine di ogni percorso finalizzato all’allenamento ed alla scoperta di nuovi luoghi, la tradizione di fotografare il tramonto sul mare, di quella relativa località.
Il medico oncologo, nell’esaltare la tradizione, consigliò di abbellire le pareti di una stanza a scelta con le foto dei vari tramonti osservati e fotografati.
È così che abbiamo la possibilità di mostrare qui dentro i tramonti di Fiumicino, Ostia, Anzio, Santa Marinella, Torre Paola, Sperlonga e del promontorio dell’Argentario.
Un giorno un componente del nostro ufficio operativo osservò le foto citando la seguente frase suggerita da un suo amico: “Se ad oggi c’è ancora qualcuno, che si sofferma e si prende del tempo per se, per osservare un tramonto sul mare, vuol dire che ad oggi c’è ancora la certezza di non essere totalmente invasi dalla fretta che la nostra società pretende. C’è ancora la certezza di non essere totalmente invasi dalla frenesia di arrivare primi. Io sto con chi cammina piano perché guarda intorno. Perché chi arriva prima, aspetta!”
È da ciò che nasce la nostra motivazione, che fa da spinta per essere presenti ogni giorno in questa stanza, nascosti e compressi, al servizio della ricerca.
“Ad oggi c’è una cellula tumorale che, nella sua fretta di riprodursi, spacca le famiglie e rompe i rapporti.
Ci sarà un giorno nel quale una cellula tumorale si opporrà al suo essere. Nell’incominciare a guardare il mondo a testa in giù, ribalterà il proprio DNA concepito per andare di fretta. Stringerà amicizia con principi attivi dai nomi strani (Doxorubicina, Gemcitabina ed altri), con i quali si soffermerà ad osservare un tramonto sul mare, gustandone i colori ed il suono dell’acqua.
Sara così che abbandonerà la fretta e la frenesia.
Come la tartaruga di Bruno Lauzi, imparerà ad andare piano trovando poi la felicità.
LE PUNTATE PRECEDENTI
Ospedale di Terni, storie dal mondo del dolore: la tachipirina delle 4,17
Ospedale di Terni, oncologia: l’ambulatorio E come Energia. “Nessuno vince una guerra da solo.”