“L’energia elettrica in Italia ha un costo tale da condizionare tutti i settori industriali e in particolare quello siderurgico. Parliamo di cifre doppie rispetto agli altri paesi europei. È necessario intervenire sul meccanismo della formazione del prezzo, evitando che alle famiglie e alle imprese venga conteggiato il costo delle quote CO2 quando il produttore fornisce energia di origine eolica, solare e idrica ed evitando che il costo dell’energia sia principalmente influenzato dai costi della centrale a minor efficienza”.
Dimitri Menecali, Amministratore delegato di Arvedi Ast ribadisce il messaggio lanciato dal gruppo dopo che ieri anche Confindustria è intervenuta sul tema del
caro-energia.
“In Umbria – ha detto Menecali – la Acciai Speciali Terni del gruppo Arvedi vede vanificare gli sforzi di efficientamento fin quei compiuti e gli investimenti sinora messi in atto dalla proprietà. Il perdurare di questa situazione di distorsione del mercato sta facendo perdere ordini all’Arvedi AST e può quindi mettere a rischio il mantenimento dei livelli occupazionali che Arvedi AST vuole ad ogni costo garantire. Alla fine dell’Ottocento – ha sottolineato ancora l’AD – la questione energetica trovò soluzione a Terni con la Grande Opera, ossia il sistema di condotte e turbine per l’adduzione dell’acqua dal Velino e la trasformazione della potenza della cascata delle Marmore in energia. Oggi è necessario trovare urgentemente una soluzione strutturale che consenta ad Arvedi AST di tornare a competere sul mercato globale ad armi pari con i concorrenti stranieri, continuando ad assicurare benessere al sistema locale e nazionale”.