Quattro puntate ad alta tensione emotiva per “Gli orologi del diavolo” la miniserie di Rai1 che si è conclusa martedì sera, con successo.
La storia è quella di Gianfranco Franciosi, infiltrato dalle polizie italiana e spagnola in una banda di narcotrafficanti al fine di catturarne il capo e smantellarla. Proprio la collaborazione del “meccanico” ha consentito anche il più grosso sequestro di cocaina mai fatto in Europa.
La fiction ha suscitato qualche maldestra polemica sulla veridicità dei fatti raccontati. Al netto di qualche libertà degli autori necessaria per la trasposizione in televisione, i fatti sono veri. Franciosi è ancora in fuga. A dirlo è Federico Ruffo, l’autore del libro che ne racconta la vicenda, intervistato da Panorama: “l’ho potuto sentire solo via messaggio – ha detto Ruffo – perché lui ha esigenze di sicurezza più forti in questo periodo avendo subito un altro attentato. Dopo anni passati a ingoiare merda è commosso perché la fiction gli rende giustizia. Anche se la realtà è molto più maleodorante e meno patinata di come l’abbiamo raccontata. Ora si vede riconosciuta una parte di se che nessuno gli riconosceva, ci voleva visto che è reduce da forti problemi di salute e da cure intense”.
Ruffo ricorda i precedenti di Franciosi “a me noti”: appropriazione indebita e detenzione di un’arma: la seconda fu parte di un’operazione di polizia, la prima un contenzioso per un motore riparato e per il quale il cliente ritenne il prezzo eccessivo”. Quanto al fallimento del cantiere (raccontato anche nella fiction), fu inevitabile. E’ fallito perché per anni è stato completamente abbandonato mentre lui, la sua seconda moglie e i tre figli erano entrati nel programma di protezione testimoni. “Al momento di ripartire – aggiunge Ruffo – lo Stato non c’era”.
Grande protagonista nei panni di Franciosi, Beppe Fiorello. Nel cast anche Nicole Grimaudo (prima moglie), Claudia Pandolfi (seconda moglie), Alvaro Cervantes (Aurelio Vizcarino). Dopo numerose peripezie, la fuga da Genova in località segrete, Marco Merani (Fiorello) riesce ad incastrare Aurelio (Cervantes) grazie all’aiuto determinante del fratello (Marco Leonardi). Sembrerebbe la fine di un lungo incubo ma così non è. Aurelio, infatti, dal carcere riesce ancora ad inviare al “meccanico” italiano uno dei suoi costosissimi orologi a indicare che il loro legame non è affatto reciso …fino all’ultimo lavoro.
Un finale tutto da scrivere, come nella vita vera del protagonista.
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