Raggiungere un accordo per la sicurezza tra esecutivo, enti locali, enti preposti e parti sociali; condizionare le risorse del Pnrr destinate alle imprese al rispetto dei contratti e delle norme su salute e sicurezza, con la previsione di una patente a punti; formazione e assunzioni per garantire prevenzione, ispezioni e controlli; valorizzare la contrattazione e rafforzare la rappresentanza sindacale in tutti i luoghi di lavoro. Queste le richieste di Cgil, Cisl e Uil alla base della mobilitazione per “fermare la strage nei luoghi di lavoro”. Questa mattina i tre sindacati sono scesi in piazza a Terni con un presidio sotto la prefettura per costringere il paese e il governo a riflettere sul drammatico bilancio dei morti sul lavoro. Erano 185 al 31 marzo.
“In questi anni da parte dei vari governi, spiega Massimiliano Catini della Rsu Fiom e coordinatore Ast, ci sono stati dei tagli per quanto riguarda gli ispettori nei posti di lavoro della Asl e dell’Inail. Non ci possiamo permettere di piangere i morti il giorno dopo quando si fa un decreto che abolisce le tutele dei lavoratori. In Ast, ad esempio, ci sono molte ditte terze i cui lavoratori si trovano in difficoltà perché meno tutele, meno diritti, meno salario, non garantisco la sicurezza.”
“In questi giorni, aggiunge Valentina Porfidi della Cgil, si sta discutendo del codice degli appalti e di liberalizzare in qualche modo i subappalti. Noi come organizzazioni sindacali siamo assolutamente contrari perché la sicurezza nei luoghi di lavoro parte anche dalla sicurezza che dobbiamo avere negli appalti.”
All’iniziativa odierna seguirà una settimana di mobilitazione su tutto il territorio nazionale.