L’ira del ministro Beatrice Lorenzin, che parla di “grave disinformazione”. La querela di Roberto Benigni, che punta il dito contro le “notizie false e gravemente diffamatorie” relative alla ristrutturazione degli studi di Papigno.
Si apre un nuovo caso “Report” – dopo le polemiche sulla puntata sul quotidiano l’Unita’
. Nel mirino, innanzi tutto, l’inchiesta sul vaccino contro il Papilloma virus e sulle ‘reazioni avverse’ a questo tipo di vaccinazione contro il tumore al collo dell’utero.
“E’ come gridare che c’è una bomba in uno stadio affollato e vedere la gente che fugge e calpesta i bambini”, attacca Roberto Burioni, noto medico pro-vaccini, mentre insorgono il presidente dell’Istituto superiore di sanità, Walter Ricciardi e la Società italiana di virologia.
“Report ha dato spazio a teorie prive di base scientifica, instillando timore nei confronti di una pratica sicura, efficace e in grado di salvare migliaia di donne da un cancro aggressivo e spesso mortale”, polemizza la Lorenzin, ricordando di medici, scienziati e istituzioni di tutto il mondo per “controbattere ai falsi miti degli anti vax”.
Sigfrido Ranucci, che cura e conduce lo storico programma di inchieste, dopo l’era Gabanelli, non ci sta: “Report non ha mai messo in dubbio l’utilità dei vaccini: chi lo asserisce non ha visto la trasmissione”. L’inchiesta, spiega, si è soffermata sulla segnalazione delle reazioni avverse ai vaccini e sul “reclamo dei medici danesi al Mediatore europeo, che ha il compito di vigilare anche sui metodi con cui i vaccini entrano sul mercato, che è stato accolto”. Interviene anche la Rai, sottolineando di essere “da sempre a sostegno di scienza e vaccini” e annunciando una nuova campagna di sensibilizzazione sul tema, “massiccia e pervasiva”, pronta “entro giugno”.
“Sono stupita come donna e come presidente di Regione della grave disinformazione sul vaccino Hpv per la prevenzione del tumore al collo dell’utero”. Anche la presidente dell’Umbria, Catiuscia Marini è voluta intervenire nella polemica suscitata dall’inchiesta della trasmissione di Rai3.
“Mentre ogni giorno – ha sottolineato ancora la Marini – i professionisti del servizio sanitario e gli scienziati lavorano con serietà ed impegno per ridurre i rischi di malattie gravi e per una accurata cultura della prevenzione, il servizio pubblico dell’informazione – ha concluso la presidente – cancella questi sforzi rivolti, in particolare modo, alle più giovani generazioni”.
Ad aprire un nuovo fronte è la querela di Roberto Benigni: i legali del premio Oscar – lo studio Gentiloni Silveri – contestano che la ristrutturazione degli studi della Vita è bella “si sia basata su fondi pubblici e che Benigni sia poi ‘scappato’ per non sopportarne i costi”. L’operazione, dicono, “è costata 7,4 milioni a carico di Benigni; Cinecittà Studios ha ‘comprato’ 5 milioni di credito; Benigni deve ancora riscuotere 1,1 milioni. Dunque ci ha rimesso”.
“Mai detto che Benigni abbia usufruito di fondi pubblici”, replica , anche in questo caso, Ranucci. “I 10 milioni, citati dal sindaco di Terni, sono serviti per bonificare e sistemare il contesto intorno all’operazione”. “Il programma – ha aggiunto ancora Ranucci – ha dato conto del fatto che Cinecittà Studios, di fatto, ha rilevato i 5 milioni di euro investiti da Benigni nella società, pur pagandone solo 3,9, come ha precisato una note del legale di Benigni, che abbiamo letto. Abbiamo poi sostenuto che quel debito rischiamo di pagarlo noi se dovesse andare in porto la trattativa per riportare Cinecittà sotto l’egida dello Stato”.