“Se fosse un film sarebbe “La stangata”, quella che da anni Terni prende a causa del totale asservimento del Comune e della Regione, a prescindere dai colori politici, al concessionario idroelettrico, prima Eon ora Erg”.
Il Consigliere Regionale del M5S Andrea Liberati parte a razzo e denuncia come sulla Cascata delle Marmore sia in atto un saccheggio sistematico che perdura da decenni e snocciola i numeri.
“Negli ultimi 15 anni la Regione ha incassato 60 milioni di euro dai canoni dello sfruttamento idroelettrico, la multinazionale ne ha incassati oltre un miliardo e mezzo, Terni ha incassato zero. Solo quest’anno arriva un milione di euro generosamente concesso sotto strette condizioni dettate dalla Regione, ma non è questo l’approccio giusto.”
“In un’ora il concessionario incassa 17.000 euro, gli fa eco il consigliere comunale Luca Simonetti, questo è un tesoro che esiste da anni e che viene nascosto dalla politica. Questi soldi devono tornare alla comunità ternana.
Chiediamo un gesto di responsabilità alla politica, di superare il “porettume” che ci viene imposto”.
La subordinazione mentale al concessionario sarebbe la radice di tutti i mali di Terni, secondo il M5S presente in conferenza stampa con il senatore Stefano Lucidi, il consigliere regionale Andrea Liberati ed i consiglieri comunali Thomas De Luca, Luca Simonetti, Claudio Fiorelli, Marco Cozza e Valentina Pococacio.
Secondo loro, che accusano gli eletti ternani in Regione di non aver fatto nulla per la loro città, si può fare molto per la valorizzazione dell’area della Cascata ma c’è la trascuratezza delle istituzioni che non investono, “la Cascata ad ore è una brutta invenzione che registriamo solo qui, una chiusura del tutto illegale che va a detrimento del sito”.
Quindi un suggerimento: “Vadano a visitare i principali siti naturalistici del Sud America dove vedrebbero ben altri servizi, ma possono anche andare in Lombardia – aggiunge Liberati – o in alcune regioni autonome per imparare la gestione economico-finanziaria di questo genere di patrimoni”.
Il senatore Lucidi ha ricordato che “Terni va recuperata in termini di bellezza, ha una storia millenaria di tutto rispetto, non ha nulla da invidiare alle altre città umbre. Dobbiamo partire da qui e dal fatto che il sistema idrografico e la Cascata sono un bene comune della città che va tutelato, gestito e restituito alla comunità. Ci sono state grosse lacune, ma ora è arrivato il momento di cambiare le cose” e annuncia l’avviamento di interlocuzioni con vari ministeri.
Il consigliere comunale Thomas De Luca ha posto l’accento sulle questioni amministrative “che stanno mettendo una drammatica ipoteca sul futuro di 40 lavoratori” auspicando che le clausole di salvaguardia riescano a tutelarli. Si sta procedendo nelle medesime modalità della precedente amministrazione: bandi pubblicati pochi giorni prima della scadenza, capitolati che non tutelano in alcun modo lavoratori e interesse pubblico. Sarebbe grave se, per la gestione di un sito naturalistico e turistico di tale rilevanza non solo nazionale, avesse partecipato un solo offerente”.
E di “grosso pastrocchio con il bando della Cascata” ha parlato il consigliere comunale Claudio Fiorelli “per un sito che potrebbe portare molti soldi ad una amministrazione straindebitata”.
Ma quale sarebbe la soluzione? Semplice: riprendersi le centrali.
“Siamo sotto procedura di infrazione da oltre 10 anni, da parte dell’Europa, per la proroga delle concessioni idroelettriche – spiega Liberati – senza metterle gara pubblica e noi dobbiamo costruire le condizioni per poter partecipare alle future gare. Lo potremmo fare con una partecipata come Asm, insieme ad un partner forte e con l’ausilio delle istituzioni. Così potremmo vivere di rendita idroelettrica avendo enormi investimenti per il sito e per la città. Adeguatamente rilanciata con servizi di qualità, attrazioni e attività ricreative, la Cascata potrebbe generare centinaia di posti di lavoro aggiuntivi, sia direttamente che nell’indotto del turismo. Terni ignora il petrolio su cui è seduta. Siamo nel profondo sud della capacità amministrativa – conclude Liberati – con tutto il rispetto per il sud”.
Quindi, dallo sfruttamento idroelettrico Terni potrebbe guadagnare molto ma ora come ora non solo non ne trae alcun vantaggio ma riceve anche danni ingentissimi.
E qui entra in gioco Piediluco
“Ci sono tre perizie – sottolinea Simonetti – che attestano problemi nelle case di Piediluco, addirittura alcune a rischio crollo, causati dallo sfruttamento idroelettrico del lago”.
“I funzionari, però, dicono che il problema, aggiunge De Luca, è la terra di riporto messa li nel 1600”
“Regione e Comune, ribatte Fiorelli, devono non solo classificare Piediluco come ‘area di frana’, ma soprattutto smettere di far utilizzare lo specchio d’acqua come bacino di carico, alle spalle dei residenti, delle famiglie e delle imprese locali”.
“Qui si gioca il futuro della nostra Terni -ha concluso Simonetti – e su questo fronte si misurerà la reale volontà di cambiamento della classe politica ternana. La giunta ternana si gioca la sua credibilità e questo vale anche per la Regione”.
“Se si continua con un apparato Amministrativo senza alcun indirizzo, ha concluso De Luca, si gestiranno solo cocci”.