Lo chiamavano “Berluschino”: Perché lui era un industriale di grande vivacità, s’interessava di politica col suo stile di uomo deciso, fantasioso e nello stesso tempo concreto, capace di guardare avanti, di osare ma restando guardingo. Adriano Garofoli non s’era fatto mancare la presidenza della squadra di calcio cittadina, la Ternana: i giocatori rossoverdi dell’epoca ne raccontano ancora la “ruvidezza” e la gestione oculata dei soldi. A suggerire la similitudine con Berlusconi fu il suo ingresso nell’editoria. Si trattava di televisione: Teleterni.
Allora – siamo ai primi anni Ottanta – la tv locale ternana nata da qualche anno, aveva bisogno di un’iniezione di capitali per svilupparsi oppure sarebbe stata destinata a finire in breve tempo. La “prese” Garofoli, la riorganizzò, la rilanciò: il metodo fu lo stesso che aveva adoperato da presidente della Ternana. Ruvido, parsimonioso come amministratore, rigido nel dettare alcune posizioni (non molte), ma di parola. Capace di trattare contemporaneamente, stando allo stesso tavolo di una trattoria, i rapporti di fornitura con Selenia Telespazio e il cachet di un collaboratore per una rubrica a TeleTerni. Quando prendeva un impegno, quello era.
Da TeleTerni sono passati diversi giornalisti ternani; alcuni lì sono nati professionalmente per poi partire verso lidi più ampi e più “assolati”. E TeleTerni c’era con tutto il suo peso nel mondo dell’informazione locale ricco, in verità, di concorrenti. Quelli immediati e diretti erano i team di Galileo e di Telecittà (poi diventata Tele Umbria Viva), anch’essi agguerriti, bene affollati di giovani volenterosi ed entusiasti che hanno saputo farsi largo in un mondo spesso difficile ma sempre pronto a premiare l’impegno, la serietà, la costanza e l’entusiasmo. Non mancava la concorrenza di una serie di radio né quella delle redazioni locali di tradizione: dal Messaggero, alla Nazione, con l’aggiunta – anni dopo – del Corriere dell’Umbria e successivamente del Giornale dell’Umbria iniziative – queste – nate a Perugia ma con l’intento di svolgere un’informazione capillare in tutti i centri umbri, piccoli e grandi.
Da tutti Terni era pienamente e seriamente considerato il secondo polo dell’Umbria. Importante quindi che esistesse in loco una rete di informazione che alla quantità collegasse la qualità. D’altra parte il settore dell’informazione a Terni aveva da tempo un proprio peso. Nel corso degli anni Settanta questo peso era cresciuto – così come nel resto dell’Umbria, d’altra parte. Alle già esistenti redazioni del Messaggero (che a Terni aprì alla fine dell’Ottocento la sua prima redazione decentrata da quella di via del Tritone), della Nazione di Firenze e del Tempo di Roma s’erano affiancate redazioni dell’Unità, de Il Popolo e – soprattutto per il successo che ebbe – di Paese Sera. Alcune esperienze furono fugaci (Il Popolo, soprattutto) come d’altra parte era accaduto, a Terni, negli anni precedenti quando ci fu anche una redazione ternana di Momento Sera. L’informazione via etere era appannaggio Rai, con redazione a Perugia, e un corrispondente a Terni, compito svolto con equilibrio da Renato Rinaldi.
Non appena la legge consentì l’apertura di emittenti locali si ebbe un bel fiorire di radio e televisioni, anche se poi diverse iniziative finirono con la cessione delle bande e delle concessioni a network nazionali.
TeleTerni, che anche nel nome caratterizzava la sua sfera di influenza e le sue “radici” resse. Anche grazie a proprie produzioni che andavano dai programmi sportivi incentrati sulla squadra di calcio (la Ternana), sconfinando in alcune stagioni nell’intrattenimento (di punta fu un contenitore domenicale condotto da Rino Jalenti), nell’approfondimento politico e nella trattazione di problemi cittadini o nelle dirette di eventi.
Poi il calo. Legato a quello generale dell’informazione “tradizionale” scansata in una qualche maniera dall’informazione meno puntuale, meno professionale, a volte “aleatoria” fornita dal web e dall’esplosione dei social. Un calo che coincide con la concentrazione del “motore informativo” verso Perugia o alcuni centri della sua provincia, dove hanno sede, attualmente, le emittenti più forti. A Terni resiste in un “fortino”, TeleGalileo (impegnata anche sul fronte Radio e web), che continua a battersi ma che comincia a soffrire l’esiguità dei mezzi e che trasmette – ora – solo sul canale 115 e non in uno dei canali tradizionalmente destinati alle emittenti regionali e che vanno dal 10 in poi, ed era rimasta TeleTerni. Scomparso Adriano Garofoli e nonostante gli sforzi del figlio Paolo, TeleTerni cominciò a scendere la china, fino a quando un gruppo si presentò per rilanciarla. Una nuova stagione di vigoria, di nuovo un notiziario ricco e puntuale. Un sogno di rilancio che s’è presto infranto. Nuova cessione ed ora “accorpamento” alla catena E’Tv con chiusura della sede storica di vocabolo Sabbione e trasferimento degli organici residui a Bastia Umbra. Dal 1° Gennaio 2021, ha deciso l’editore. Il sindacato dei giornalisti (Asu) si oppone ma avrà l’appoggio attivo dell’intera categoria?
Un ulteriore colpo all’informazione “made in Terni” e a tutti coloro che nell’informazione continuano ad operare con gravissime difficoltà economiche, nessuna o scarsissime opportunità occupazionali, nella totale indifferenza della società e della politica la quale ultima, in tempi diversi, non esitò a compiere tentativi di entrare a piè pari nelle sedi dell’informazione in qualche caso riuscendovi. Quell’interesse si è spostato geograficamente, in ambito regionale, verso il Nord. E’ un segnale allarmante per il mondo dell’informazione ternano – soprattutto per chi vi opera – e più in generale preoccupante nella considerazione del peso specifico di un territorio.