“La ripartenza di Ast già dalla giornata di oggi, seppur non a pieno regime, è molto pericolosa. Centinaia di persone che si muovono in un unico sito produttivo rappresentano, dal nostro punto di vista, un rischio notevole per i lavoratori e le loro famiglie, per Terni e per tutta l’Umbra. Chiediamo che la comunità scientifica si esprima chiaramente a riguardo”.
Così in una nota i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil dell’Umbria, Vincenzo Sgalla, Angelo Manzotti e Claudio Bendini e quelli provinciali di Terni Claudio Cipolla, Riccardo Marcelli e Gino Venturi.
“È evidente – scrivono i sindacati – che quanto determinatosi rappresenta una contraddizione rispetto alle raccomandazioni che quotidianamente arrivano dal Governo, dalla Protezione Civile, dal Ministero della Salute e dall’Istituto Superiore della Sanità sull’assoluta necessità di non rallentare con il rispetto delle prescrizioni previste nel Dpcm. Riteniamo che in un momento in cui, grazie al sacrificio di tutti, si è sensibilmente attenuato l’andamento dei contagi, sarebbe stato più opportuno proseguire su questa strada, senza aprire nuovi fronti di esposizione al contagio, magari intensificando l’azione a tutela di tutti quei lavoratori obbligati al lavoro perché operanti nei servizi essenziali. In ogni caso, una volta appresa la notizia della riapertura – continuano i segretari delle tre sigle sindacali – la Rsu Ast e i sindacati dei metalmeccanici si sono immediatamente attivati e stanno continuando a lavorare per proteggere in ogni modo la salute e la sicurezza dei lavoratori e delle loro famiglie e far rispettare il Protocollo condiviso del 14 marzo tra Governo, sindacati e Confindustria. I lavoratori non vanno lasciati soli – insistono Cgil, Cisl e Uil – quindi, accanto al necessario chiarimento di carattere scientifico, chiediamo a Regione e Comune di intervenire a tutela delle lavoratrici e dei lavoratori, vista la loro responsabilità diretta in materia di salute pubblica”.
Infine, Cgil Cisl e Uil ribadiscono “la necessità di promuovere in tutte le attività lavorative in essere la predisposizione di ‘Protocolli anticontagio aziendale’ come espressamente richiamato dal DPCM del 22 marzo”.