Con regolare licenza e un corso di formazione ad hoc, i cacciatori potranno partecipare ai “piani di controllo della fauna selvatica”, sotto il coordinamento “dei corpi di polizia regionale o provinciale”. In pratica, potranno eliminare (e portare in tavola, una volta superate le analisi igienico-sanitarie) cinghiali o altre specie, in particolare ungulati, in nome della sicurezza stradale, della tutela della pubblica incolumità, del patrimonio storico artistico e dei terreni agricoli, anche nelle aree urbane. Il tutto nell’alveo di piani autorizzati dalle Regioni, sentito l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale. La norma, proposta da FdI, resta in manovra al termine di un tormentato esame, con le opposizioni che, dopo averla contestata in commissione Bilancio, anche in Aula alla Camera hanno tentato invano di farla dichiarare inammissibile “perché nulla c’entra con una legge di bilancio”.
La novità non dispiace alle Regioni, soprattutto quelle a guida centrodestra. “Ben vengano provvedimenti che contrastino il pericoloso e incontrollato proliferare della fauna selvatica”, dice Federico Caner, assessore all’Agricoltura del Veneto e Coordinatore della Commissione Politiche Agricole della Conferenza delle Regioni. Approva Coldiretti (“In Italia ci sono 2,3 milioni di cinghiali, uno ogni 26 abitanti”), ma anche Cia-Agricoltori Italiani, Copagri, Confagricoltura, Alleanza Cooperative Agroalimentari, tutti accomunati dall’interesse alla difesa dei raccolti.