“Per quanto riguarda i due ospedali di Narni-Amelia e quello di Terni, li abbiamo assolutamente a cuore tanto che altri interventi non li stiamo facendo sul territorio. Gli unici interventi dove c’è l’attività amministrativa e dove la Regione dell’Umbria sta puntando sono in provincia di Terni. Sono, Narni-Amelia che è un ospedale che è stato progettato senza terapie intensive e abbiamo inserito le terapie intensive. C’era un finanziamento per un totale di quasi 90 milioni se non addirittura superiore. Narni-Amelia, invece, sarà finanziato interamente da Inail, a breve uscirà il DPCM e queste risorse, pertanto, potranno essere spostate sul nuovo ospedale di Terni. Ecco dunque che il costo legato al project financing diminuirà, anche di molto, di conseguenza diminuirà anche la rata annuale che l’azienda ospedaliera dovrà versare al project”.
A dirlo, questo pomeriggio è stato l’assessore regionale alla sanità, Luca Coletto che è stato ascoltato a Palazzo Spada dalla seconda commissione consiliare del Comune di Terni presieduta da Rita Pepegna. Era presente anche il sindaco Leonardo Latini.
“Qual è l’aspetto principale rispetto al territorio? è essere celeri – ha detto l’assessore – il project financing (pubblico-privato) è uno dei sistemi per cui ci può essere una maggiore accelerazione. Stiamo gestendo il futuro, nuovo, ospedale di Terni in funzione di quelle che sono le necessità del territorio ternano e della regione dell’Umbria”.
Nel frattempo il vecchio ospedale sarà soggetto a lavori di manutenzione, obbligatori per legge. Ad esempio sarà reso antisismico “è un diritto dei lavoratori e dei pazienti ed è un dovere dell’amministrazione”.
Coletto nella sua audizione ha fatto un breve cenno al progetto clinica privata su Terni , convenzionata con il pubblico, avanzata da Stefano Bandecchi.
“Una volta assegnata le convenzioni – ha detto l’assessore – è abbastanza difficile toglierle però non c’è nessun tipo di preclusione, abbiamo messo al lavoro i nostri tecnici in maniera tale che si possano dare delle risposte che siano tecnicamente e normativamente sostenibili così che ci sia una equa ripartizione dei posti letto privati, accreditati , sotto programmazione regionale e in maniera tale che queste case di cura facciano quello che serve alla sanità pubblica e non quello che serve a loro. C’è una commissione che ci sta lavorando su questa questione, non è una questione semplice”.