I ragazzi ospiti della Comunità Incontro Onlus Molino Silla di Amelia sono rimasti molto colpiti dalla morte della 18enne, romana, Pamela Mastropietro e vogliono esprimere la loro vicinanza alla famiglia della ragazza.
Come si ricorderà la giovane, lunedì, era scappata da un comunità terapeutica di Corridonia e mercoledì il suo corpo, smembrato, è stato ritrovato in due trolley, a Pollenza, nel maceratese.
“Il fatto ci ha scosso molto” – spiega una delle ragazze ospiti della struttura creata da don Pierino Gelmini. Il percorso in comunità è importante e difficile allo stesso tempo, ma l’aiuto dell’equipe multidisciplinare, fatto di psicologi e assistenti sociale, ci aiuta a capire l’importanza della vita senza sostanze. E’ normale che durante il percorso ci siamo dei momenti di difficoltà e ripensamenti, ma dobbiamo trovare la forza in noi stessi perché la vita va vissuta senza espedienti”.
Dello stesso parere un altro ragazzo ospite della Comunità Incontro. “Ho avuto problemi di cocaina – spiega – soltanto ora mi rendo conto dei disagi che ho creato a chi mi stava vicino. Ho intrapreso questo percorso con convinzione e voglio riappropriarmi della mia vita, quella che mi è stata tolta dalla polvere bianca”.
La voglia di uscire alcune volte esplode irrazionalmente perché “magari prima – dice una ragazza ospite anche lei della struttura – i problemi non avevi il coraggio di affrontarli e quindi volevi spegnere il cervello e ti rifugiavi nella sostanza. Qui in comunità ti insegnato ad affrontare la vita con le proprie forze”.
Il lavoro dell’equipe multidisciplinare è fondamentale -spiega una nota della Comunità – e difficile, soprattutto per coloro che non sono convinti fino in fondo. Ogni ragazzo che decide di uscire dalle dipendenze deve trovare la forza in se stesso.
“La Comunità Incontro non ha cancelli – afferma la dottoressa Maria Cristina Lorefice, responsabile dell’equipe degli assistenti sociali – perché i ragazzi decidono volontariamente di iniziare il percorso di recupero così come volontariamente decidono di andare via, condividendo la loro scelta con l’equipe multidisciplinare e la famiglia. Se ad un certo punto il ragazzo ospite non ce la fa a concludere il percorso intrapreso non deve fuggire, ma dircelo perché comunque noi come da protocollo lo accompagniamo al treno, informando prima i familiari”.
I principi della Comunità Incontro sono condivisione, calore e accoglienza. I momenti più importanti della vita comunitaria sono scanditi rigorosamente dal rintocco della campana. “L’assegnazione dei compiti, il rispetto delle regole e la gestione dei momenti critici sono attività fondamentali – sottolinea la dottoressa Tania Fontanella, responsabile dell’equipe degli psicologi – per un percorso terapeutico serio e fruttuoso. I rapporti con le famiglie dei ragazzi sono di collaborazione , supporto e sostegno ai principi della Comunità Incontro”.
I ragazzi che completano il programma -sottolinea la nota della Comunità Incontro – sono più forti e pronti ad affrontare una nuova vita: sono dei gabbiani, simbolo della Comunità Incontro, che possono volare via liberi di vivere la vera vita che gli è stata tolta dalle sostanze.