A seguito del COVID 19 anche nel comprensorio ternano le imprese del commercio, della ristorazione e del turismo sono in grandissima difficoltà economica e finanziaria. Forte quindi il disappunto nel vedersi recapitare le bollette della TARI, riferite al periodo 1 gennaio-30 giugno 2020.
“Come Confcommercio – sostiene il presidente Stefano Lupi – abbiamo chiesto, fin da subito, ai Comuni di annullare la TARI a carico delle imprese. C’è una situazione eccezionale e straordinaria, nella quale l’esercente ha chiuso l’attività per un provvedimento del Governo. Non può sostenere il costo di un servizio pubblico che non è stato erogato”.
L’ARERA, (Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente) con la delibera del 05.05.2020 – all’ art. 1 “Misure di tutela per le utenze non domestiche, soggette a sospensione per emergenza da COVID-19” – ha previsto, per la parte variabile, che gli Enti territoriali competenti possono prevedere una riparametrazione delle tariffe applicate, in funzione dei giorni di chiusura delle attività.
“Vista la gravità della situazione e le difficili prospettive per le imprese commerciali e turistiche – aggiunge il Presidente Lupi – servono urgenti politiche locali dalle ricadute certe e dirette sulle attività. I Comuni devono necessariamente agire anche sui tributi locali che non sono stati già sospesi dal Governo ( es. TARI). Non si possono più trincerare, in modo liquidatorio, dietro a generici problemi di bilancio pubblico.
In ballo c’è il futuro di molte piccole imprese del terziario! Conseguentemente si rischiano numerosi posti di lavoro, che nel nostro territorio preoccupano al pari delle importanti vertenze già aperte sul versante industriale”.
Confcommercio Terni chiede inoltre alle amministrazioni locali, soprattutto a quelle dei comuni più grandi, una forte assunzione di responsabilità, scelte coraggiose ed azioni conseguenti sul piano economico, per quanto di loro competenza.
“Da tempo – evidenzia ancora il Presidente di Confcommercio – sosteniamo che per dare futuro al terziario, serve una nuova visione di sviluppo territoriale e la definizione di progetti fortemente innovativi, che siano in grado di misurarsi nei nuovi scenari competitivi, creando occupazione qualificata, ma anche maggiore produttività ed incrementi nei livelli medi di reddito pro-capite. Occorre investire su un maggior protagonismo delle PMI e del mondo della ricerca, evitando anacronistici approcci di natura localistica. I principali indicatori economici rilevati a livello regionale, presentati proprio in questi giorni anche nell’indagine della Banca d’Italia, confrontati con quelli del Centro Italia e più in generale con i dati medi nazionali, testimoniano, in modo inequivocabile, che non si può più aspettare: per contrastare le dinamiche ormai in atto dal 2008, occorrono politiche nuove, coraggiose e soprattutto efficaci da parte delle diverse Istituzioni coinvolte ed un diverso protagonismo del mondo delle imprese“.