Questa volta è il coordinatore comunale di Terni di Fratelli d’Italia, Marco Cecconi, a intervenire nella polemica fra la maggioranza e l’opposizione di centrodestra , polemica scoppiata dopo la richiesta del centrodestra di un consiglio comunale straordinario sul caso Bandecchi-Diamanti. In sostanza Cecconi chiede soltanto “il rispetto delle regole” perché “a nessuno è data la facoltà di sindacare nel merito della richiesta magari per giudicare se accoglierla o meno, semplicemente perché nessuno può permettersi di non accoglierla”.
L’INTERVENTO DI MARCO CECCONI
“Adesso basta. Basta mistificare, basta con i tentativi di rigirare la frittata. La richiesta di una convocazione straordinaria del consiglio comunale avanzata dagli eletti di centrodestra è stata presentata in piena conformità alle regole. E come tale va accolta nei termini previsti. Punto. A nessuno è data la facoltà di sindacare nel merito della richiesta magari per giudicare se accoglierla o meno, semplicemente perché nessuno può permettersi di non accoglierla. Tutta questa resistenza ad applicare le regole, tutta questa insofferenza verso la sola prospettiva di dover discutere in aula dei temi oggetto della nostra richiesta di consiglio straordinario, tutti i tentativi di menare il can per l’aia per evitare che l’assemblea degli eletti si riunisca pubblicamente per discutere di rispetto delle regole e delle persone, tutto questo non fa che tradire un forte imbarazzo da parte della maggioranza, che si ritrova costretta a difendere l’indifendibile e sicuramente preferirebbe nascondere la spazzatura sotto al tappeto. Bene: questo non si può fare. È il caso che Alternativa Popolare se ne faccia una ragione. Per noi, il rispetto di regole e persone viene prima di qualunque altra cosa. Ed è preoccupante che qualcuno provi a derubricare la faccenda, cercando maldestramente di farla passare per una cosuccia da niente. Il Presidente dell’assemblea convochi il consiglio nei termini previsti; il sindaco venga a rispondere in aula delle questioni che abbiamo posto all’ordine del giorno. Non è una minaccia, evidentemente. Non è una intimidazione: piaccia o no, è semplicemente quanto previsto dal regolamento, dallo statuto, dal testo unico sugli enti locali. Ed è noioso dover continuare a ricordarlo a chi dovrebbe esserne garante”.