Il sistema “Coop” al centro del libro “Coop Connection” scritto dal giornalista Antonio Amorosi di “Panorama” e “La verità” che lo stesso Amorosi ha presentato ieri sera in una iniziativa alla quale hanno partecipato Marco Cecconi (consigliere comunale di Fratelli d’Italia) , Maurizio Cecconelli (La Destra) e il giornalista Claudio Lattanzi.
“I principi cooperativi – afferma Amorosi – sono importanti che hanno dei valori profondi poi però vediamo delle attività, nella gestione della fiscalità , di particolare favore, perché sono dei soggetti che svolgono attività mutualistica e solidalistica e in queste attività scopriamo che questi soggetti vanno in Borsa, anche se non potrebbero andarci per statuto, questi soggetti dovrebbero essere controllati dal MISE (Ministero dello sviluppo economico) ma se poi noi chiediamo al MISE che controlli sono stati eseguiti sulle cooperative, Il MISE si chiude.Perché le Coop sono così forti in tantissimi settori, edilizia, energia, servizi? perché hanno un sistema fiscale di favore, sempre per la dimensione mutualistica e solidalistica. E invece troviamo delle Holding che mangiano completamente il mercato e svolgono attività che non potrebbe svolgere, tipo attività bancaria, prendere il prestito sociale dei soci, utilizzarlo in attività di natura finanziaria e nessuno che sanziona o ferma questo processo che invece dovrebbe essere bloccato.”
“Oggi – ha ricordato Amorosi – 3/4 delle entrate dei supermercati è determinato dall’attività in Borsa, solo la restante parte è dovuta alla reale vendita dei prodotti”.
Amorosi accusa anche sotto il profilo della moralità: “in regioni come questa o come l’Emilia o la Toscana, si è sempre ragionato sull’assenza della criminalità organizzata perché c’era una superiorità morale, economica, quando non è vero perché da 30/40 anni , queste regioni che sono monopolizzate economicamente dalle cooperative, che sono il braccio economico della sinistra italiana, hanno come partner, in molti appalti, proprio la criminalità organizzata: la ‘ndrangheta, i casalesi, la mafia. In tanti anni non si è potuto dire perché si è ragionato su uno storytelling, su un mito, che era quello della sinistra buona che non si basa sul profitto, personale o aziendale, e in questi termini non era attaccabile”.
Secondo Amorosi sulle Coop si dovrebbe intervenire “con delle regole che permettano a questi soggetti, nel momento in cui diventano molto grandi, di trasformarsi in vere e proprie aziende, quello che sono, in molti casi sono addirittura delle Holding, e di avere un regime fiscale identico a tutti gli altri e regolare il processo del prestito sociale”.
Il giornalista ha sottolineato poi come negli 8 mila comuni “ci sia un connubio di gruppi dirigenti che passano dal partito all’amministrazione pubblica, alle cooperative, poi tornano al partito, vanno in parlamento, c’è un travaso fra questi mondi di persone che sono cresciute insieme, hanno vissuto insieme, hanno la stessa cultura e quindi, in una dimensione fra il legale e l’illegale svolgono un’attività connessa, per questo Coop Connection”.